Storie della Contea di Gorizia, decorazione parietale

Oggetto
decorazione parietale
Soggetto
scene di storia Goriziana
Autore
Piazza Agostino (1935/ 1981)
Cronologia
1965
Misure
cm - altezza 400, larghezza 1500
Codice scheda
OA_30366
Collocazione
Gorizia (GO)
Palazzo Attems Santa Croce
Iscrizioni

Storie delle lotte tra Gorizia, Grado e Aquileia contro Venezia nel periodo paleocristiano, medioevale e l'età del patriarcato. Il graffito ha uno zoccolo in pietra.

Il graffito su sfondo blu si snoda per ben 15 metri lungo lo scalone che porta alla sala del Consiglio comunale ed è l'opera più complessa per dimensioni eseguita dall'artista. Vi raffigurò i fatti storici della provincia isontina e del suo mandamento, prestando particolare attenzione alle vicende storiche che coinvolsero Venezia e Gorizia. Sembra quasi che l'ispirazione provenga dai teleri veneziani di Bellini e Carpaccio nella capacità di far coesistere il particolare con lo svolgersi generale della narrazione. Sono riprese le architetture cittadine di Grado, Barbana, Aquileia e Gorizia per ambientare i fatti e le lotte tra Gorizia e Venezia. Cortei di armigeri, vescovi e fedeli uniscono i vari episod i con andamenti ondulati forse ripensati dalle tavole del Guariento. Le fisionomie delle persone sono schematizzate in tipi, che si ripetono aritmicamente ad onde anticipando la disposizione dei dannati nel rilievo plastico per l'archivio di Gorizia del 1968. La policromia risulta più accentuata che negli altri graffiti e i soggetti rappresentati vengono decorati nei minimi particolari con elementi ripetuti, che fanno pensare all'uso dei punzoni da orafo. La ripetitività di alcuni elementi finisce addirittura per formare decorazioni ai limiti dell'astrattismo. Il 29 luglio 1964 il bozzetto presentato da Piazza fu scelto nel concorso nazionale bandito per decorare le pareti destra e il fondo del vano scale d'accesso alla nuova sala consiliare. Il graffito fu inaugurato il 13 aprile 1965. Piazza inventò una tecnica di graffito che si serviva di rifiniture a secco, che permettono la policromia. Piazza stendeva un intonaco di gesso di pochi millimetri e su questa superficie stendeva le masse di colore, su cui interveniva con punte metalliche. Incideva il colore per far uscire il bianco della preparazione a gesso. I colori, tempere acriliche, erano diluite in proporzioni diverse e si possono considerare ritocchi a secco.