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in basso a destra: Afro. 1955
Non figurativo: campiture di colore.
L'ultimo restauro dell'opera, concluso nel novembre del 2002, si è reso necessario per consolidare alcuni sollevamenti dell'imprimitura originale, alcune cadute di colore, varie abrasioni e soprattutto per rimuovere le sgocciolature di detergenti, causate dall'incauta pulitura del pavimento del piano superiore. La decorazione risulta dipinta su un intonaco a calce e sabbia (forse con l'aggiunta di gesso) sul quale è stesa una sottile rasatura di sola calce carbonatata, allo scopo di rendere più liscia la superficie pittorica. Sulla rasatura a calce è stata stesa una sottile imprimitura di bianco di zinco legato con una resina vinilica. Sopra questa imprimitura si nota un secondo strato a bianco con qualche sporadica particella carboniosa che determina la cromia. In questo strato si è notato anche la presenza di cariche silicatico-quarzose (forse vetro macinato molto finemente) ed una stesura organica a base di rosso d'uovo. Nei campioni analizzati, riguardanti tutta la superficie, si è individuata la presenza di cera, il che permette con tutta sicurezza di poter affermare che Afro non adottò la tecnica ad encausto. Si può afferma re piuttosto di una pittura vinilica, con una verniciatura ed alcune ripassature a tempera all'uovo. Il sistema di pulitura adottato, molto blando e controllabile, ha permesso di non pregiudicare le molte sottili velature e verniciature originali. L'integrazione pittorica delle lacune è stata eseguita con acquerelli della Windsor & Newton. L'opera è stata eseguita su autorizzazione della D.G. del 25.2.1955 Serv. Finanz. Patr.n. 2651. © Centro Regionale di Catalogazione e Restauro dei Beni Culturali
Crispolti E., Il lavoro di Zavagno, in Nane Zavagno, Pordenone 1987