statua, Canciani Alfonso, XX

Oggetto
statua
Soggetto
ritratto d'uomo: Dante Alighieri
Autore
Canciani Alfonso (1863/ 1955)
Cronologia
1906
Misure
cm - altezza 160, larghezza 46
Codice scheda
OA_33519
Collocazione
Vito d'Asio (PN), Pielungo
Castello di Montececon

La statua di Dante Alighieri ritrae il poeta in atteggiamento di profonda riflessione.

La statua di Dante Alighieri fu eseguita da Alfonso Canciani nel 1906 ed inserita, insieme a quelle rappresentanti Petrarca, Tasso e Ariosto, nella facciata del castello edificato dal conte Giacomo Ceconi fra il 1890 e il 1908. L'impianto compositivo, tutto impostato sul dominio della linea e sull'essenzialità dei volumi, ricorda quello dell'analoga figura collocata nel "Monumento a Dante", gruppo scultoreo in gesso che regalò a Canciani il suo primo successo, nel 1896. La cifra stilistica dello scultore, all'epoca ancora inserito nella Secessione Viennese (vi rimarrà fino al 1910) è quella dello Jugendstil, ma nell'interpretazione di esso che ne dà Canciani, il quale rinuncia al movimento delle masse e alla drammatizzazione del soggetto in favore di una semplicità e di un equilibrio compositivo di ispirazione classica. Se da una parte è evidente, infatti, nello scultore di Brazzano, l'adesione al raffinato linearismo dello Jugendstil, dall'altra è altrettanto chiaro che i toni della sua arte sono più smorzati, meno provocatori rispetto a quelli di altri artisti viennesi a lui contemporanei; il lessico di Alfonso Canciani è vicino, piuttosto, a quello dello scultore belga Constantin Meunier (che conobbe a Venezia nel 1899). Il "Dante" di Pielungo, insieme alle a ltre statue che compongono il complesso decorativo commissionato da Ceconi, è opera tipica del primo Novecento anche per il rapporto sottinteso tra scultura e architettura, tema che era, in quegli anni, argomento di approfondite riflessioni (molto stretto e fecondo fu il rapporto intrattenuto da Canciani con l'architetto Max Fabiani, dell'Ufficio Provinciale Ricostruzioni ed Architettura di Gorizia, fra il 1900 e il 1922) e che sembra risolversi, a Pielungo ma anche altrove (si veda per esempio la decorazione del l'Artariahaus di Vienna, eseguita nel 1901), in un intervento "nobilitante" dell'artista, finalizzato a "infondere bellezza alla nuda meccanicità de lla tecnica" (C. Maltese, "Storia dell'Arte in Italia. 1785-1943", Torino, 1960). Anche nel caso del castello di Pielungo, infatti, architettura e scultura non combaciano organicamente: le statue dei quattro grandi lettera ti italiani si posano sulla facciata dell'eclettica architettura senza intrattenere con questa un legame forte; le immagini delle personalità famose ritratte ad affresco da Francesco Barazzutti nelle lunette sopra la porta e le finestre non riescono a saldare alla facciata in modo convincente le sculture di Canciani. L'effetto finale di questa interazione fra le sculture dell'artista di Brazzano e l'architettura pensata da Ceconi è stravagante, ma ribadisce in pieno lo spessore artistico di Alfonso Canciani. Grande impressione dovettero certo suscitare in Mario Ceconi, figlio del conte Giacomo e futuro scultore.

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BIBLIOGRAFIA

Casadio P., Nota sul restauro delle opere d'arte commissionate dal conte Giacomo Ceconi, in Mario Ceconi di Montececon: sculture dall'ombra 1912-1970, Udine 1994

Filippuzzi A., Note biografiche sul conte Giacomo Ceconi, in As int e Cjere: il territorio dell'antica pieve d'Asio, Udine 1992