sul retro: Tancredi '53
in basso a destra: Tancredi
Segni aniconici: tracce grafiche eseguite con diverse tecniche e pennellate di colore su uno sfondo di quadrati colorati variamente disposti.
L'opera fa parte di un nucleo di dipinti, disegni e stampe che furono di proprietà dell'ingegner Roberto Ruini ed entrarono nelle raccolte civiche con il nome di Collezione Ruini-Zacchi. Gli eredi dell'ingegner Ruini donarono tale collezione all'associazione "La Nostra Famiglia" dalla quale il Comune di Pordenone con un contributo della Regione la acquistò attraverso un iter iniziato nel 2000 e concluso nel 2002. Le opere della collezione, già in comodato presso il museo, vennero presentate al pubblico nel 1999 con una mostra a Pordenone. Una serie di tracce grafiche e pennellate di colore si sovrappongono a una superficie intessuta di rettangoli di diverso colore e tonalità variamente disposti. L'opera rappresenta uno sviluppo delle composizioni di pennellate minime realizzate da Tancredi nei primi anni cinquanta, in cui è riconoscibile l'influenza di Dorazio, conosciuto a Roma all'inizio di quel decennio. Nell'opera Ruini la tecnica compositiva si orienta a verso una maggiore componente gestuale, che convive con un interesse spazialista (al cui movimento Tancredi aderisce nel 1952), espressa nella profondità ottenuta sovrapponendo piani e segni. La presenza di pennellate e segni di profilo lanceolato, vagamente fitomorfico, sembra alludere al legame fra intimità personale e natura che Tancredi persegue nella propria opera.
Collezione Ruini, La collezione Ruini per la galleria d'arte moderna, Trieste 2003