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La Madonna è ritratta in piedi, volta a destra con lo sguardo convergente, con ogni probabilità verso una crocifissione ora perduta.
La figura ritratta a tempera grassa su asse sagomata - probabilmente elemento di una iconostasi - rinvenuta in un locale soprastante la sacrestia del duomo di Pordenone. Già identificate con la figure di Maria descritta da Ridolfi (1648) come opere del Pordenone presenti nella chiesa di San Francesco, ha avuto una movimentata storia attributiva dopo il ritrovamento in una collezione privata dell'immagine cui Ridolfi si riferiva effettivamente. Mantenuta al Pordenone da Pilo (op cit., 1972), fu assegnata da I. Furlan (op. cit., 1972) al giovane Amalteo. C. Furlan ne propone l'assegnazione a Giacomo Quirino, Cohen infine ne esclude l'autografia pordenoniana (op cit., 1996). (Cfr. F. Dell'Agnese, Museo Civico, op. cit., 2001, p. 100).
Dell'Agnese F., Schede, in Il Museo civico d'arte di Pordenone, Vicenza 2001
Cohen C.E., The art of Giovanni Antonio da Pordenone between Dialect and Language, Cambridge 1996
Furlan C., "Per dare maggiore vaghezza et splendore alla chiesa". La decorazione pittorica dalla metà del Quattrocento alla fine del Cinquecento, in San Marco di Pordenone, Fiume Veneto (PN) 1993
San Marco, San Marco di Pordenone, Pordenone 1993
Furlan C., Il Pordenone, Milano 1988
Pilo G.M., Inediti d'arte friulana, in Il Noncello, Pordenone 1977, 45
Pilo G.M., Museo Civico. Catalogo provvisorio, Pordenone 1974
Pilo G.M., Inediti d'arte friulana, in Itinerari, Pordenone 1972, VI
Furlan I., Appunti su opere del Pordenone in Friuli, in Il Noncello, Pordenone 1972, n. 35