dipinto, Martino da Udine detto Pellegrino da San Daniele

A sinistra l'arcangelo Gabriele che accorre verso la Vergine, inginocchiata sulla destra. L'arcangelo Gabriele reca nella mano sinistra il giglio mentre la mano destra è in atto benedicente. La Vergine, con lo sguardo abbassato, ha le mani incrociate sul petto ed è inginocchiata sulla pedana di un leggìo sul quale è aperto un libro. L’ambientazione, rappresentata come un interno architettonico, è sontuosamente ricca di tendaggi minuziosamente decorati. Al di là di una balconata si apre un paesaggio lacustre sovrastato nel cielo dall’Eterno Padre, quest’ultimo realizzato con un arditissimo scorcio. Lo schema compositivo è per piani prospettici paralleli. Al centro della composizione, tra i tendaggi, è raffigurata la colomba dello Spirito Santo. Su una bassa balaustra compare al centro la firma e il monogramma con una doppia P intrecciata; nello zoccolo, la scritta con la data e il nome dei committenti.

L'opera fu commissionata dalla Confraternita dei Calzolai nel 1519 e nella loro sede rimase sino all'inizio dell'Ottocento. Fu trasportata a Venezia in seguito alle soppressioni napoleoniche e nel 1936 fu data in deposito ai Civici Musei di Udine. La tela mostra la propensione del Pellegrino verso l'impianto scenografico e gli effetti prospettici. La critica in passato l'ha sottovalutata mentre è invece è da sottolinerne i molteplici riferimenti culturali che dimostrano come Pellegrino fosse a passo con i tempi (BERGAMINI 2002, p. 114)