in basso sul gradino epigrafico: DONNA LAVRA
sul retro della cornice: 207
Sul retro della cornice lignea che inquadra il bassorilievo è attaccato un pezzetto di carta con il numero d'ingresso in raccolta dato da Rossetti "207". Il marmo è citato in Inventario ed estimo come "Bassorilievo in marmo. Busto di donna con la leggenda al di sotto Donna Laura". Come attesta il nuovo materiale documentario venuto di recente alla luce (cfr. Nodari 2005), Rossetti acquista il marmo nel 1828 a Firenze tramite il libraio Stefano Audin che, tratto in inganno dalla scritta apocrifa di primo '800 posta sul gradino epigrafico che recita "MADONNA LAVRA", glielo vende come un ritratto della Laura petrarchesca, e come autografo di Donatello. Purtroppo nel viaggio tra Firenze e Trieste, dove giunge nel marzo 1829, il rilievo che già al momento dell'acquisto aveva una frattura nell'angolo superiore destro, ne subisce un'altra nell'angolo superiore sinistro, a causa di un cattivo imballaggio da parte dello spedizioniere, imprevisto di cui Rossetti si lamenterà molto con il libraio. Nel corso del tempo poi è andato perduto un frammento del marmo a sinistra, lungo la linea di rottura, che è stato integrato in un recente restauro. Il rilievo è citato per la prima volta dall'Hortis (1874, cit. in Nodari 2005) nel suo elenco come opera di scuola fiorentina, e di recente una sua foto è stata pubblicata da Hughes (1997, cit. in Nodari 2005), che si astiene però dall'analizzare il pezzo. Come mi conferma Francesco Caglioti, che di recente ha pubblicato il marmo nell'ambito della mostra lucchese su Matteo Civitali (cfr. Caglioti 2004) e che prossimamente ne ritornerà a parlare all'interno di un ampio studio sui ritratti in profilo di Mino, a cui rimando per ogni approfondimento, il rilievo è opera sicura di Mino da Fiesole (1429-1484), noto scultore attivo nella seconda metà del '400 in Toscana, a Roma e Napoli. L'opera, acquistata da Rossetti come ritratto di Laura, non è in realtà un vero e proprio ritratto, men che meno della Laura petrarchesca: l'assetto di profilo, l'acconciatura dei capelli raccolti e tenuti fermi sulla nuca da un fermaglio di perle, il tipo di veste, rivelano piuttosto che siamo davanti ad un ritratto di profilo all'antica ispirato alla medaglistica romana, e in particolare alle medaglie che ritraevano l'imperatrice Faustina minore, moglie di Marc'Aurelio (Arslan 1995, cit. in Nodari 2005). L'iconografia di quest'ultima aveva avuto infatti nel Rinascimento grande fortuna, come del resto quella di Faustina maggiore, caratterizzata da una acconciatura più ricca e complessa. Come afferma Caglioti (2004), a partire dai primi anni Sessanta Mino esegue per la committenza privata svariati ritratti in profilo all'antica, raffiguranti imperatori e imperatrici, che sia nella struttura compositiva che sotto il profilo tecnico - stilistico si avvicinano molto al nostro rilievo: si pensi in particolare al Giovane Marc'Aurelio del Museo Nazionale del Bargello, e all'Imperatore antico del Museum of Fine Arts di Boston (cfr. Caglioti 1994, cit. in Nodari 2005). Entrambi sono tagliati subito sotto le spalle, e si ergono da dietro un gradino epigrafico, come l'esemplare di Trieste. Particolari tecnici come la definizione netta delle pupille forate e delle iridi, il modo di rendere le sopracciglia ed i capelli a ciocche morbide e fini, che si sovrappongono, i panneggi schiacciati, delineati in modo sintetico, che girano dietro al collo della figura, sono tutti elementi che si ritrovano anche nel nostro rilievo. Che quest'ultimo si ispiri proprio all'effigie di Faustina minore, lo riprova un altro Ritratto in profilo di dama all'antica di Mino, conservato all'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (cfr. Stout 1969) che è uno dei più fedeli all'iconografia dell'imperatrice, e al quale il marmo triestino è affine, sia sotto il profilo stilistico che tipologico.
Nodari F., La sezione iconografica della raccolta petrarchesca piccolominea della Biblioteca civica "A. Hortis" di Trieste, in Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca "A. Hortis" di Trieste, Firenze 2005
Caglioti F., Schede, in Matteo Civitali e il suo tempo Pittori, scultori e orafi a Lucca nel tardo Quattrocento, Cinisello Balsamo (MI) 2004
Stout G. L., Treasures from the Isabella Stewart Gardner Museum, New York 1969