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in basso al centro: Rosignano
Il dipinto raffigura l'interno del caffè Tommaseo a Trieste. Un uomo, con il cappotto addosso e il cappello in mano, si aggira fra i tavoli vuoti.
Nel corso della sua lunga attività Rosignano ha realizzato molti interni di caffè, resi nei diversi momenti della giornata. A questo soggetto, al quale ha anche dedicato un'intera mostra negli anni '90, l'artista è molto legato, non tanto per seguire la grande tradizione triestina che ha visto questi ambienti come luogo di ritrovo dei letterati e degli artisti, quanto perché vi riconosce un ambiente ideale per il suo bisogno di osservazione della vita quotidiana. Osservando la sua vastissima produzione, infatti, si capisce che il pittore è attento soprattutto alla realtà che lo circonda e alla vita della sua città dalle quali trae continua ispirazione per i suoi lavori. Molti sono gli interni, come nel caso dell'opera in questione, in cui, attraverso colori molto diluiti e pennellate larghe e veloci riesce a ricreare una suggestiva atmosfera, quasi evanescente. La stessa figura in primo piano sembra assorbita dall'ambiente se non fosse per il "guizzo di rosso" della cravatta, spesso usato dall'artista che lo spiega così: "mi dà la miccia per un fuoco robusto, che riesce ad incendiarmi; il primo che si stupisce di tale esplosione di colore sono io stesso". La produzione di Rosignano, segnata dall'esperienza della deportazione durante la seconda guerra mondiale, è il risultato di una formazione principalmente da autodidatta, come ricorda lo stesso artista nella sua recente autobiografia. [Coslovich 2005]
Coslovich B., Schede, in Museo Revoltella Trieste. La donazione Kurländer, Trieste 2005