sul cartiglio in mano ad un vecchio barbuto a destra del carro della Fama: 1468
Le due tavole sono citate in Inventario ed estimo ai nn. 886-887, come "Tavole antiche. I sei Trionfi del Petrarca dipinti sopra un coperto di cassa pel corredo di una sposa" (PETR. Ms I 76). Un nuovo materiale documentario venuto di recente alla luce (Nodari 2005) attesta che questa coppia di fronti di cassone fu acquisita a Pisa nel 1827 da Giovanni Rosini, professore di letteratura all'Università di quella città, presso il mercante di pitture Luigi Nardi, e che fu il libraio fiorentino Stefano Audin a fare da tramite con Rossetti. La coppia è datata 1468, e la data compare nella tavola con il Trionfo della Fama, Tempo, Eternità, nel cartiglio retto da un vecchio barbuto con copricapo rosso, identificabile forse con Archimede, che si trova sulla destra del carro della Fama. Nelle tavole sono illustrati i Trionfi del Petrarca, rispecchiando nella successione delle immagini il testo petrarchesco che ha un forte significato allegorico: la Castità trionfa sull'Amore, la Morte sulla Castità, la Fama sulla Morte, il Tempo sulla Fama mentre l'Eternità trionfa su tutto. Perciò si susseguono il Trionfo dell'Amore, della Castità e della Morte su una tavola, il Trionfo della Fama, del Tempo e dell'Eternità sull'altra. Il Trionfo dell'Amore è il primo della serie ed è raffigurato da Cupido con in mano arco e frecce che sta in piedi su un carro trainato da cavalli bianchi, ai lati del quale si snoda un corteo di vari personaggi, tra cui si riconoscono Aristotele e Fillide nella figura di vecchio a carponi in primo piano cavalcato da una donna che lo fustiga, e accanto Sansone e Dalila, nell'ignudo dormiente con il capo posato in grembo ad una giovane con delle forbici in mano. Il Trionfo della Castità è impersonato da Laura in piedi su un carro tirato da due unicorni, simbolo di verginità. Davanti al carro ci sono delle figure femminili, personificazioni delle Virtù, e dietro altre donne tra cui Lucrezia e Penelope. Amore se ne sta sul carro con le mani legate dietro la schiena e gli occhi bassi in segno di sconfitta. Il Trionfo della Morte è rappresentato da uno scheletro, che sta in piedi su un carro trascinato da due buoi, brandendo una falce e seminando intorno a sé morte e distruzione, come stanno a significare i cadaveri visibili intorno al carro. Nel Trionfo della Fama il carro trainato da due elefanti è, a differenza degli altri trionfi, visto di fronte. Sulla sommità ci sta la Fama, circondata da vari personaggi difficilmente riconoscibili, a parte i due uomini catturati che camminano in primo piano in mezzo ai due pachidermi, che sono stati individuati dalla Walcher (1983) in Spendio e Matho. Il Trionfo del Tempo è impersonato da un vecchio alato che si regge sulle grucce, anch'esso in piedi su un carro spinto da due cervi, mentre il Trionfo dell'Eternità non è rappresentato, come gli altri, da un corteo con un carro trionfale ma dalla visione di Dio in gloria circondato da angeli, con sotto ai piedi la terra, cinta dai diversi cieli, che riflette la concezione tolemaica riscontrabile anche nella Divina Commedia di Dante. Dopo la breve menzione di Hortis (1874) è stata la Walcher (1983; 1997) ad analizzare in modo approfondito le due tavole, attribuendole sulla base degli studi di L. Malke alla bottega di Apollonio di Giovanni, che dagli anni Quaranta del '400 aveva aperto a Firenze con Marco del Buono una fiorente bottega specializzata nella produzione di cassoni nuziali. La studiosa ha fatto notare che in entrambe le tavole compaiono due stemmi: il primo, visibile nel centro del carro dell'Amore e della Fama e costituito da sei monti d'oro con fascia rossa in diagonale sormontati da corona, è quello della famiglia fiorentina dei Ridolfi di Piazza. Il secondo, presente sul carro della Castità e del Tempo, caratterizzato da croci raddoppiate in campo rosso, appartiene al ramo fiorentino dei Cavalcanti. Come documenta il manoscritto strozziano 37305 della Biblioteca Nazionale di Firenze, nel 1467 fu celebrato il matrimonio fra Lorenzo Bernardo Ridolfi e Margherita di Nicolò Cavalcanti, ed è perciò da supporre che proprio per questa occasione fu eseguita la coppia di cassoni di cui queste tavole costituiscono le fronti. Dopo la Walcher le due tavole sono menzionate da Hughes (1997) e dalla Ortner (1998), che riprendono l'attribuzione alla bottega di Apollonio di Giovanni, mentre di recente la studiosa triestina è tornata sull'argomento avanzando, su suggerimento di Everett Fahy, il nome di Bernardo di Stefano Rosselli quale probabile autore della coppia (Walcher 2002). Nonostante il differente andamento dei carri, che procedono da destra verso sinistra e non da sinistra verso destra, e una maggior esuberanza decorativa, sembra che le due fronti triestine presentino una certa affinità stilistica e iconografica con quattro tavole raffiguranti il Trionfo dell'Amore, della Castità, della Morte, della Fama conservate alla Pinacoteca Nazionale di Siena. Attribuite finora alla bottega di Apollonio di Giovanni, e datate agli anni Sessanta del Quattrocento, di recente sono state considerate da L. Cavazzini (1999) una tarda produzione dell'atelier di Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia, fratello di Masaccio.
Nodari F., La sezione iconografica della raccolta petrarchesca piccolominea della Biblioteca civica "A. Hortis" di Trieste, in Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca "A. Hortis" di Trieste, Firenze 2005
Nodari F., La Collezione Petrarchesca Piccolominea. La sezione iconografica, in La collezione rossettiana: il sogno di un patrizio triestino nell'eta della restaurazione, Trieste 2003
Walcher M., Arte a Trieste fra microstoria committenza e collezionismo, in Archeografo Triestino, 2002, s. IV, vol. LXII
Ortner A., Petrarca “Trionfi” in Malerei, Dichtung und Festkultur. Untersuchung zur Entstehung und Verbreitung eines florentinischen Bildmotivs auf cassoni und deschi da parto des 15. Jahrhunderts, Weimar 1998
Hughes G., Renaissance Cassoni. Masterpieces of Early Italian Art: Painted Marriage Chests 1400-1500, London 1997
Walcher Casotti M., Breve nota sui cassoni con i “Trionfi” del Petrarca di Trieste, in Settanta studiosi italiani. Scritti per l’Istituto Germanico di Storia dell’Arte di Firenze, Firenze 1997
Walcher Casotti M., Le Tavole dei Trionfi del Petrarca nella Raccolta Petrarchesca Rossettiana di Trieste, in Atti dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, Trieste 1983, XI
Hortis A., Catalogo delle opere di Francesco Petrarca esistenti nella Petrarchesca Rossettiana di Trieste. Aggiuntavi l’iconografia della medesima, Trieste 1874
Cavazzini L., Il fratello di Masaccio Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia, Firenze 1999