L’elemento architettonico con nicchia faceva parte del ciborio a tempietto sovrastante la mensa dell'altare maggiore del duomo, del quale costituiva una delle facce laterali. L’incorniciatura in marmo bianco presenta un basamento modanato suddiviso in tre campi, i laterali dei quali, corrispondenti alle paraste sovrastanti, leggermente avanzanti. La nicchia centrale centinata è conclusa nella parte superiore da una conchiglia di gusto cinquecentesco, circoscritta da un arco a tutto sesto modanato con decorazione a fusaiole, sostenuto da paraste laterali con capitelli compositi. L’intera struttura, che ospitava una delle due statue di bronzo raffiguranti i Santi Nicolò e Valentino (?) (cfr. schede O 52911 ed O 52912), è arricchita da specchiature in marmo rosso venato di bianco. La porzione di trabeazione soprastante la nicchia è ornata da un bassorilievo raffigurante una scena di battaglia classica.
L'altare maggiore del Duomo, cui apparteneva l’elemento in esame, fu realizzato tra il 1639, quando venne commissionato a Maestro Sebastiano Da Rio dalla Camera del duomo (il 9 settembre), e il 1654, anno in cui il Patriarca Marco Gradenigo procedette alla sua consacrazione. La struttura aveva mensa a parallepipedo, con paliotto decorato da formelle di marmi policromi, e ciborio centrale a tempietto, sul quale si aprivano, scandite da colonne, cinque nicchie: quella centrale ospitava il Crocefisso e le due laterali le statue bronzee di San Nicolò e Valentino (?) (cfr. schede OA 52911 e OA 52912). Un fregio in marmo bianco con episodi della Passione di Cristo (cfr. schede OA 52883 e OA 52884) e una scena di battaglia correva sulla trabeazione, al di sopra della quale si impostava il tamburo sormontato dalla cupola conclusa dalla statua del Redentore (cfr. scheda OA 52881). Baldissera descriveva l’altare come un manufatto "molto bello e acconcio" (1892, p. 7), mentre secondo Marchetti (1958, p. 58) esso era caratterizzato da una linea "corretta, ma priva di particolare interesse"; unico motivo di interesse era rappresentato dalle due statue di bronzo citate.
Patat P., Scultura, in Il duomo di Santa Maria Assunta di Gemona, Gemona del Friuli (UD) 1987
Clonfero G., Gemona del Friuli, Udine 1974
Marchetti G., Gemona e il suo mandamento, Udine 1958
Baldissera V., L'ancona dell'antico altar maggiore, il coro e l'abside della chiesa arcipretale di Gemona, Gemona del Friuli (UD) 1892
Baldissera V., Da Gemona a Venzone. Guida storico artistica, Gemona del Friuli (UD) 1891
Bini G., De Parochia Glemonensi. Ad illustrissimum et reverendissimum d.d. Danielem Delphinum patriarcham Aquilejensem relatio Josephi Bini archipresbyteri in visitatione pastorali anni MDCCXLV, die XXI et XXII Junii, Gemona del Friuli (UD) 1887
Liruti G.G., Notizie di Gemona, Venezia 1771