dipinto, Giaquinto Corrado, manifattura piemontese, XVIII

Oggetto
dipinto
Soggetto
episodi dell'antico testamento, figure mitologiche, episodi della Gerusalemme Liberata, episodi dell'Eneide, donne famose, ritratti, veduta di Moncalieri, figure allegoriche
Autore
Giaquinto Corrado (1703/ 1765) - cerchia
Gaulli Giovanni Battista detto il Baciccio (1639/ 1709) - copia da
Conca Sebastiano (1680/ 1764) - cerchia
Cignaroli Angelo Antonio (1767/ 1841) - attr.
Giaquinto Corrado (1703/ 1765)
Conca Sebastiano (1680/ 1764)
Clementi Maria Giovanna Battista detta la Clementina (1690-1692/ 1761)
Ambito culturale
manifattura piemontese
ambito franco-fiammingo
ambito veneto
Cronologia
1740 ca. - 1750 ca.
1730 ca. - 1740 ca.
1725 post - 1735 ante
1700 - 1724
1738
1790 - 1799
1850 - 1899
Codice scheda
OA_53060
Collocazione
Trieste (TS)
Palazzo Economo
Galleria nazionale d'arte antica di Trieste

Il cosiddetto Salone piemontese è un complesso decorativo costituito da una ricca boiserie settecentesca, intagliata e dorata, da otto sopraporte con tele di soggetti tratti dall'Antico Testamento, dalla Gerusalemme Liberata, dall'Eneide e dal ciclo delle Donne famose, da due ritratti, un camino ornato da un dipinto con scena di caccia e una tela da soffitto con figure allegoriche.

Il complesso decorativo del Salone piemontese (cfr. Bava-Spantigati 2001; Magani 2001) fu acquistato nel 1927 dal barone Demetrio Economo dalla famiglia Agnelli, che a sua volta lo aveva acquisito in seguito alla demolizione di un palazzo torinese. Il barone fece collocare il complesso al secondo piano del palazzo, ricavando lo spazio necessario con l'abbattimento di una parete. Nel 1967 la famiglia Trauttmansdorff, erede del barone Economo, mise in vendita il Salone che fu posto sotto notifica e quindi acquistato dallo Stato italiano. In seguito, nel 1976-1977, l'intero Palazzo Economo divenne proprietà dello Stato e si decise di trasferire là gli uffici della locale Soprintendenza: il Salone piemontese rimase perciò nella sua collocazione e ad esso venne affiancata nel 1984 la Galleria Nazionale d'Arte Antica, ora allestita nelle Scuderie del Castello di Miramare. Secondo l'antiquario Pietro Accorsi, che aveva fatto da intermediario tra gli Agnelli e il barone Economo nell'acquisto del complesso decorativo, la ricca boiserie proveniva dal Palazzo dei Marchesi San Tomaso di Torino, demolito con altri edifici per creare la via Pietro Micca (lettera datata 9 gennaio 1967 conservata nell'Archivio della Soprintendenza, cfr. Bava-Spantigati 2001). Nella lettera l'antiquario affermava inoltre che il soffitto era stato aggiunto successivamente e che pure le sopraporte, attribuibili per lui a scuola napoletana, erano state inserite in un secondo momento, sostituendo degli specchi. Oltre alla lettera di Accorsi, unico altro indizio è costituito dalla scritta trovata sul retro di una delle tele, vergata su una pergamena che recita "Il Sig.re Marchese Tana/ Torino". Bava e Spantigati sottolineano come le loro ricerche fatte per individuare l'esatta provenienza del salone non hanno avuto purtroppo buon esito, e affermano che dalle guide storiche di Torino risulta che in via Pietro Micca non c'era nessun palazzo della nobile famiglia Carron di San Tommaso, mentre esso è ricordato in una zona prospiciente all'attuale via Alfieri, e lo riconoscono nell'attuale Palazzo Lascaris, sede della Regione. Per quel che riguarda inoltre il Palazzo della famiglia dei Tana, le guide settecentesche non danno notizie precise sulle opere che decoravano i suoi ambienti, e perciò le due studiose convengono che, nell'assenza di notizie certe sulla provenienza del complesso, esso deve essere considerato l'esito di un riassemblaggio di provenienze presumibilmente diverse. Per la cronologia delle boiserie, le due studiose avanzano una datazione agli anni Quaranta del Settecento, e fanno rilevare come dal punto di vista stilistico esse risentano dell'influsso delle opere dell'architetto astigiano Benedetto Alfieri, tra cui citano l'impianto decorativo del Gabinetto di toeletta della Regina in Palazzo Reale del 1735-1740. Per quel che concerne invece le tele facenti parte del complesso, per la cui specifica analisi si rimanda alle schede corrispondenti, esse sono variamente databili tra il primo quarto del Settecento alla seconda metà dell'Ottocento.

BIBLIOGRAFIA

Magani F., La Galleria Nazionale d'Arte Antica ...e alcuni appunti per la storia del collezionismo triestino, in La Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste. dipinti e disegni, Trieste/ Cinisello Balsamo 2001

Bava A. M./ Spantigati C., Il salone piemontese, in La Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste. dipinti e disegni, Trieste/ Cinisello Balsamo 2001