Campaspe, dai lineamenti classici, è ripresa a mezza figura, tiene la testa graziosamente reclinata in atteggiamento di sottomissione. Una chioma bruna le incornicia il volto, raccolta sulla nuca da un lato, fluente sul collo e sulla spalla dall'altro. La figura della giovane donna si staglia su un fondale di un grigio trasparente modulato su tonalità rosa.
La resa dei lineamenti del viso e dell'acconciatura dei capelli rinviano ai ritratti femminili di Ingres e all'esperienza di studio vissuta da Politi a Roma. Lo sguardo della protagonista denota inoltre la forza di penetrazione psicologica che caratterizza tutti i ritratti dipinti dall'artista udinese, interessato a rendere in maniera realistica il soggetto da rappresentare. L'atteggiamento riverente e un po' malinconico di Campaspe fu ripreso da Politi per rappresentare, in opere successive, la figura femminile della giovane concubina ritratta con Alcibiade nell'affresco "Alcibiade scoperto da Socrate nel gineceo" (1818-1825, Udine, palazzo Antonini) o quella di Elena nel celebre dipinto "Elena giocata ai dadi da Teseo e Piritoo" (1830) realizzato in due versioni oggi presenti nei musei civici di Treviso e Pordenone. La notevole somiglianza fra l'espressione di Campaspe e quella di Elena ha addirittura fatto cadere in errore parte della critica, che ha ritenuto questo lavoro come un possibile studio per il soggetto di Elena.
Pavanello G., Venezia: dall'età neoclassica alla scuola del vero, in La pittura nel Veneto. L'Ottocento, Milano 2003, II-2
Catalogo mostra, Catalogo della mostra del ritratto veneziano dell'Ottocento, Venezia 1923