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in basso a sinistra: E. Mitri/ 56
Ernesto Mitri ha punteggiato il suo lavoro di pittore con alcuni ritratti e autoritratti ben noti al pubblico degli appassionati, certamente tra i più belli che abbia prodotto l’arte friulana del ’900. Si può facilmente sostenere questa affermazione se si pone mente ad alcuni quadri che sono stati resi visibili in mostre anche non lontanissime nel tempo, come ad esempio quella dedicata al pittore dal Centro Friulano Arti Plastiche nel 1991, sul cui catalogo spicca in copertina lo splendido Autoritratto del 1946, di taglio sintetico, di formidabile sprezzatura esecutiva, acuto e psicologicamente vibrante; o si può ripensare al Ritratto del padre, del 1943, ricco di concentrazione interiore, o a L’attesa del 1948, una figura di gestante la cui pensosità supera la contingenza dell’occasione, e diventa una più generale indicazione umana. Non suscita alcuna meraviglia, dunque, il sicuro risultato in cui si porgono le due opere della Collezione, una, il Ritratto di Luigi Ferrini, giocata su toni chiari, l’altra, il Ritratto di Aldo Mozzi, su toni più scuri, ma ambedue ben vive nell’astanza decisa delle figure. Il fare delle due pitture è aperto, esauriente, il pittore, si potrebbe dire, non ha nulla da dimostrare se non una capacità che tiene in perfetto equilibrio il dato di realtà da una parte, dall’altra un’attenzione all’umanità delle figure che si manifesta direttamente, senza alcun bisogno di ricorrere a un qualche genere di torsione né espressiva né cromatica.
Pauletto G., Pitture e sculture del XX secolo, in La Collezione d'arte della Fondazione della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Opere del Novecento, Ginevra/ Milano 2008, 2