Deposizione, dipinto, Negretti Jacopo detto Palma il Giovane, XVII

Oggetto
dipinto
Soggetto
compianto sul Cristo morto
Autore
Cronologia
1620 ca.
Misure
cm - altezza 187, larghezza 132
Codice scheda
OA_54952
Collocazione
Udine (UD)
Palazzo del Monte di Pietà
Collezione della Fondazione Friuli, già Fondazione CRUP

E' un dipinto di forte suggestione ed emotività con una attenta e severa impaginazione che colloca le figure entro linee di lettura oblique e fratte e trova nel corpo abbandonato del Cristo il punto focale. I colori del piano di fondo e dei personaggi entrano in contrapposizione dialettica e chiaroscurale con gli improvvisi colpi di luce che animano la scena. Bello lo squarcio azzurro del cielo in alto a sinistra, belli i guizzi cromatici che evidensiano a tratti il corpo del Cristo, un volto o una mano degli astanti, o le bionde chiome della Maddalena.

Giovanni Tommaso Faccioli e Giovanni Battista de Rubeis, che per primi ricordano la tela alla fine del Settecento, la dicono collocata a mo' di pala dietro l'altare della cappella di S. Maria del Monte dove rimase per tutto l'Ottocento e per buona parte del Novecento. E' una delle tante opere eseguite da Palma il Giovane, ed è anche una delle numerose Deposizioni o Compianti sul Cristo morto o Pietà dipinte dall'infaticabile pittore veneziano. Tra queste, oltre a quella celebre e bellissima delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, iniziata da Tiziano e da lui portata a termine intorno al 1580-81, le tre della Bayerische Staatsgemäldesammlungen di Monaco di Baviera, le due di Reggio Emilia (nel duomo e nel Museo Civico) e quelle del Prado di Madrid e della Staatsgalerie di Würzburg (già di proprietà del principe Ludwig di Baviera, poi passata nell’Alte Pinakothek di Monaco, e in seguito nella Galleria di Augsburg). Il Rizzi, nel considerare la Deposizione udinese "una delle poche opere sacre condotte dal Palma con intensa partecipazione religiosa", la data intorno al 1590, o eventualmente 1595, notandovi riferimenti tizianeschi e "riviviscenze" veronesiane. Anche Pallucchini, Pilo, Ivanoff e Zampetti optano per una datazione a qualche anno prima del 1600, per confronto con il Compianto sul Cristo morto dello stesso autore già a Monaco ed ora a Würzburg. E però quest’ultima opera – che in passato si credeva eseguita nel 1600 per erronea lettura della data collocata in basso, poco sotto la firma – è invece del 1620 e pertanto il dipinto udinese andrà collocato nel secondo decennio inoltrato del Seicento, dopo la Pietà di Reggio Emilia, “per l'accalcarsi delle figure in primo piano spinte al limite dello spazio dalla rupe, per l'uso di direttrici divergenti e il patetismo narrativo" (Mason Rinaldi). Il compatto, serrato gruppo di persone raramente trova l'uguale nell'opera di Palma il Giovane, solitamente più largo e arioso nella distribuzione dei volumi, anche per l'uso di inserti paesaggistici di rara bellezza, quali quelli presenti in altri dipinti esistenti in Friuli, nella Dedizione di Udine a Venezia del 1595 (Civici Musei) con la bella veduta della piazza Contarena e dei maggiori monumenti cittadini, il Castello, la loggia di San Giovanni, la torre dell'Orologio ... , o nella Pala del Redentore della chiesa di S. Pietro ai Volti di Cividale, dipinta nel 1607 a ricordo della peste di una decina d'anni prima, con la veduta del Ponte del Diavolo sul Natisone. All'Albertina di Vienna è conservato un disegno (inv. n. 1685) che il Rizzi ha ritenuto "preparatorio di quest'opera, anche se la traduzione pittorica denuncia alcune modifiche: i riferimenti generici e "la diversità di momento tematico e di impostazione" (Mason Rinaldi) oltre che la presenza nel foglio della figura del donatore inducono tuttavia a rifiutare tale ipotesi.

BIBLIOGRAFIA

Bergamini G., Dipinti, sculture, incisioni dal Quattrocento all'Ottocento, in La Collezione d'arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Opere d'arte antica, Ginevra/ Milano 2008, 1