Provigione per il convento, dipinto, Bison Giuseppe Bernardino

Oggetto
dipinto
Soggetto
paesaggio con carro e cavalli
Autore
Cronologia
1910 ca. - 1920 ca.
Misure
cm - altezza 59, larghezza 74.5
Codice scheda
OA_54965
Collocazione
Udine (UD)
Palazzo Antonini Stringher
Collezione della Fondazione Friuli, già Fondazione CRUP
Iscrizioni

in basso a destra, sul retro del carretto: PROVIGIONE/ PER IL/ CONVENTO

A sinistra, alto su uno scosceso dirupo coperto da folto fogliame, difeso da un robusto muraglione, il complesso conventuale affianca la chiesa romanica, la cui facciata a salienti, con protiro cuspidato e trifora, appare illuminata dal sole e il campaniletto con cella campanaria a lato; sulla destra, in basso e in lontananza, la suggestiva veduta – sfumata - di una città che si affaccia sul mare, individuata nei suoi palazzi, nelle sue case e nelle sue chiese. Il sereno paesaggio, costruito con buona proprietà secondo linee ascendenti e traverse, è animato dalla figurina di un pescatore sul torrentello che scende dall’alto e soprattutto dal calesse trainato da due cavalli e scortato da tre frati che faticosamente si avvia lungo la strada per il convento. Sul calesse, quattro fanciulle abbigliate alla moda, tre delle quali sono sedute; la quarta, sporgendosi dal carro, sembra dare la mano al frate di profilo, mentre il vicino allarga le braccia. La scritta sul calesse induce a pensieri maliziosi.

Nel recensire la monografia con la quale nel 1940 Carolina Piperata aveva portato all'attenzione del grande pubblico la figura e l'opera di Giuseppe Bernardino Bison, fino ad allora pressoché sconosciuto, Giulio Carlo Argan aveva definito il pittore "ultimo epigono della grande tradizione tiepolesca, e della luminosità del Guardi" (Argan 1940, p. 379), etichettandolo come tardo divulgatore e traduttore in linguaggio discorsivo e accessibile dell'arte dei maestri del Settecento veneto, in ispecie dei paesaggisti. Giudizio in seguito rivisto, in positivo, dalla critica che ora considera il pittore palmarino degno interprete del tramonto della grande stagione artistica veneziana. Questa tempera della Fondazione Crup, che prende il titolo dalla scritta che compare sul retro del calesse, sembra peraltro dar in qualche modo ragione all'Argan. Opera dallo stile semplice e garbato, rappresentativa delle capacità tecniche e del mondo inventivo del Bison, può essere datato al secondo decennio dell’Ottocento, trovando riscontro con numerosi altri lavori del periodo per tipologia di contenuto e capacità esecutiva (rapide, essenziali pennellate, quasi impressionistiche e veloci effetti cromatici).

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BIBLIOGRAFIA

Bergamini G., Dipinti, sculture, incisioni dal Quattrocento all'Ottocento, in La Collezione d'arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Opere d'arte antica, Ginevra/ Milano 2008, 1