in basso a destra: NANE ZAVAGNO
L’opera si riferisce alla ripresa della pittura contemporaneamente e dopo la lunga serie delle opere ispirate ad una volontà costruttiva e tridimensionale, quasi che l’autore volesse reimmergersi in un dipingere il quale, a differenza delle sculture – meglio, delle “costruzioni”, intese come metafore di razionalità e ordine - permettesse ancora il brivido di un contatto fluente e panico col naturale. Si tratta, nel nostro caso, di un naturale metaforizzato nel colore, di pulsioni vitalistiche che trovano espressione in forti contrasti primari: a differenza di altre opere, dove bianco e nero, rosso e giallo si scontrano in densi, magmatici rimandi dialettici, qui l’andatura della superficie pittorica è certo dinamica, ma di un dinamismo controllato e, per così dire, vitalmente pacifico.
Pauletto G., Pitture e sculture del XX secolo, in La Collezione d'arte della Fondazione della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Opere del Novecento, Ginevra/ Milano 2008, 2