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in alto a destra: A.C./ 55
Composizione costruita su forme geometriche. I colori variano dai toni del marrone, del giallo, verde, nero, azzurro.
Questo dipinto fa parte di un importante fondo di opere – soprattutto disegni ed incisioni – che documenta il percorso di Černigoj dagli anni cinquanta ai primi anni settanta. La tela qui considerata, da valutare più come bozzetto che come opera finita, è un esempio della ricerca del maestro a metà degli anni cinquanta, ovvero nel momento in cui il suo fare artistico spazia dal neorealismo alle esperienze di astrazione formale postcubista, prima di giungere alle sperimentazioni materiche degli anni settanta. L’esperienza artistica di Černigoj ha un itinerario complesso e laborioso, profondamente condizionato dall’esperienza del Bauhaus e del Costruttivismo, individuato come modello ideale ed inteso, fino alla fine, come strumento didattico capace di rendere comprensibile lo spirito del tempo attraverso la materialità del costruire, del piacere creativo attuato con consapevolezza storica e coerenza logica. Dal 1924 al 1928 Černigoj si impegnò costantemente nell’opera di diffusione del Costruttivismo: costretto a lasciare Lubiana per motivi politici, tornò a Trieste e, nel 1925, coinvolgendo Carmelich e Dolfi del Gruppo Futurista goriziano, fondò una scuola privata d’arte (Scuola di Attività Moderna) il cui programma ricalcava il metodo didattico del Bauhaus. Nel 1928 partecipò alla mostra “Junge Slovenische Kunst” organizzata a Berlino dalla rivista “Der Sturm”, che marcò l’esaurimento della sua esperienza strettamente costruttivista. Dal 1927 al 1937 lavorò nello studio Stuard per l’architetto Pulitzer-Finali nel campo dell’arredamento navale, realizzando grandi pannelli che segnavano un ritorno alla figurazione tradizionale. Nel 1930 partecipò alla “IV Triennale delle Arti Decorative” di Monza e fu presente alla Biennale di Venezia del 1932. Alla fine degli anni trenta sperimentò la tecnica dell’affresco murale decorando alcuni edifici di Lubiana; tra il 1940 ed il 1945 affrescò con Zoran Music la chiesa di Caporetto e, da solo, quelle di Fontana del Conte, di Bac e Kosana. Dopo la seconda guerra mondiale, sorretto dalla profonda convinzione della funzione didattica dell’arte, si dedicò soprattutto all’insegnamento, rimanendo peraltro sempre pronto ad aggiornarsi con il continuo evolversi del linguaggio figurativo seguendo la massima che “l’arte è gioco”, ovvero una prolungata, consapevole e coraggiosa sperimentazione. (DEL NERI 2007, p. 158)
Delneri A., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Augusto Černigoj, Augusto Černigoj, Monfalcone (GO) 1994