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in basso a destra, in senso verticale: PELLE
sul retro al centro: Pellegrini Ottorino/ "brughiera" Q 84/ 1971
sul retro, in basso: 000299
Nel 1982 venne allestita a Udine una mostra retrospettiva dedicata ad Ottorino Pellegrini, in arte Pelle, pittore autodidatta, da poco scomparso. La mostra, organizzata dalle figlie rispettando la volontà annotata su un foglio dallo stesso artista, ripercorreva con i dipinti esposti e con una presentazione redatta da Licio Damiani il percorso espressivo di Pellegrini. Egli si avvicinò alla pittura alla fine degli anni Venti frequentando quei giovani artisti, tra i quali i fratelli Basaldella, impegnati nell’aggiornamento e superamento delle forme tardo ottocentesche dell’arte locale (ne è prova il ritratto fotografico realizzato da Silvio Maria Buiatti). Di quel periodo non rimane alcuna opera di Pelle se non una sua testimonianza scritta in cui ricorda le “continue discussioni” che sostenevano il lavoro del gruppo (Humanitas, 2003). E’ probabile che sperimentasse la sintesi formale prendendo a modello i pittori del Novecento italiano, affrontando i temi della figura, come dimostrano certi successivi disegni, e del paesaggio. Un tavola ad olio raffigurante uno scorcio di Zampis, località di Pagnacco, è considerata la prova più matura di questo periodo. L’opera è datata 1943, anno in cui la critica riconosce la sua attività con una recensione pubblicata sul quotidiano “Il Gazzettino”. Pur partecipando ad alcune mostre collettive udinesi, espose per lo più fuori regione e rimase lontano dalle aggregazioni artistiche che caratterizzarono il panorama friulano del dopoguerra. Nella seconda metà degli anni Cinquanta si avvicinò alle soluzioni dell’informale che furono per lui soprattutto un modo per sperimentare nuove tecniche e materiali (PERISSINOTTO 1993). Grazie anche alla frequentazione del genero Mario Baldan, l’esperienza della pittura astratta gli permise di tradurre l’amato soggetto del paesaggio in uno stile proprio che caratterizza gli ultimi anni della sua produzione. I paesaggi sono costruiti con l’accostamento di forme colorate per mezzo del quale ottiene profondità spaziale, i riferimenti figurativi sono ridotti a elementi geometrici e stilizzati fino a perdere ogni riferimento alla realtà, prevalgono le tonalità calde e terrose attraversate da strisce chiare o da macchie verdi che descrivono l’orografia del territorio. A questo periodo si può riferire il dipinto Brughiera donato dalle stesse figlie dell’artista a Elio Bartolini. Lo scrittore non conobbe Pellegrini, ma venne invitato da Mario Baldan a partecipare all’incontro conclusivo della mostra retrospettiva del ’82 assieme a Luciano Morandini e Licio Damiani. Bartolini annota come il carattere “isolato e appartato” che nella vita aveva contraddistinto Pellegrini sia riscontrabile anche nel nome d’arte da lui utilizzato. “Lo modifica in PELLE, cioè fa un troncamento, elimina del proprio nome quella parte che può sembrare un diminutivo, un vezzeggiativo e tiene solo PELLE con una eco che è una eco friulana, perché (…) dire di un individuo che è “una PIEL” è dire che questo individuo ha fegato, ha del coraggio, che questo individuo non è uno con il quale sia facile fare i conti e con “una PIEL” bisogna stare attenti” (Registrazione dattiloscritta, 1982). Nello pseudonimo assunto dal pittore, Bartolini vi legge non una connotazione artistica, quanto morale: è espressione di un temperamento forte e caparbio, pronto a far valere le proprie convinzioni sull’arte perché sviluppate con fatica in piena autonomia, senza l’insegnamento di maestri, ma come risultato di una propria esperienza, fatta di prove e di modelli sempre nuovi a cui guardare. L’opera che non fu mai precedentemente esposta, apparteneva alla collezione della famiglia Pellegrini. Eseguita con colori ad olio su carta, secondo una tecnica consolidata da Pellegrini usando la spatola e altri strumenti per ottenere particolari effetti ed una superficie quanto più possibile liscia, è stata dallo stesso artista, incollata su supporto rigido.
Elio Bartolini Arte, Elio Bartolini. La collezione d'arte della Città di Codroipo, Udine 2011