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sotto il ritratto di Petrarca: F. PETRARCA
sul retro del rilievo con il ritratto di Petrarca: SIMION DE SENIS/ ME FECIT SUB/ ANNO DOMINI/ MCCCXLIIII
sotto il ritratto di Laura: DIVA LAURA
sul retro del rilievo con il ritratto di Laura a rovescio: SPLENDIDA LUCE IN CVI CHIARO SE VEDE/ Q...IBE CHE PVO MO...RAR NEL MODO AMORE/ OVERO EXEMPLO DEL SOPRA VALORE/ ED OGNI MERAVEGLIA IN TIERA FEDE/ E.T.C.
Il calco in gesso è composto da due tavolette entro u na cornice lignea dipinta di nero che riproducono il davanti e il retro di due rilievi marmorei raffiguranti i presunti ritratti di Francesco Petrarca e Laura de Sade.
Il calco in gesso è tratto come un altro calco anch'esso in gesso (Ic. 228/1-2, cfr. scheda OA 55755) dai cosiddetti marmi peruzziani, un bassorilievo con le effigi di Petrarca e Laura che, almeno fino al 1826, quando Domenico Rossetti lo andò ad esaminare, era conservato presso Vincenzo Peruzzi a Siena ed ora risulta disperso (per tutte le notizie storico critiche sul marmo qui di seguito accennate si veda Nodari 2003). La notizia della visita di Rossetti si trae da un manoscritto autografo dello stesso databile tra il 1820 e il 1826, concernente l'Iconografia di Petrarca e Laura e conservato presso l'Archivio Diplomatico della Biblioteca Civica di Trieste (AD, 22 D 8/7, cit. in Nodari 2003), nel quale l'erudito parla dei marmi, allora molto noti, affemando in una nota aggiunta posteriormente che li andò ad esaminare il 21 agosto 1826. Come si è sopra accennato, fin dalla metà del Settecento i marmi peruzziani furono oggetto di studio e di querelle tra gli studiosi: nel 1753 Bindo Peruzzi che possedeva il marmo, basandosi sulla scritta presente sul retro del ritratto di Petrarca, attribuì l'opera a Simone Martini, chiamandolo erroneamente con il patronimico del cognato Lippo Memmi. L'attribuzione del Peruzzi fu in seguito citata e confermata da Giovanni Gaetano Bottari nella sua edizione delle Vite vasariane del 1759, che parlò di due tavolette, avvalorando l'ipotesi che la lastra a quell'epoca doveva essere stata tagliata in due, e da Luigi Lanzi nel 1809. Per primo fu Leopoldo Cicognara, nel I volume della sua "Storia della Scultura" uscito nel 1813, a rifiutare l'attribuzione dei marmi al Martini, considerando la firma dell'artista apocrifa e il livello qualitativo dei marmi mediocre. In seguito la storiografia accettò la tesi del Cicognara e considerò i marmi apocrifi, idea questa condivisa anche da Rossetti nel suo succitato manoscritto. Pare plausibile pensare perciò che Rossetti, dopo aver visto i marmi dal vero nell'agosto del 1826, si fece fare un calco negativo in gesso degli stessi, individuabile appunto nell'esemplare di scheda OA 55755, da cui è stato tratto questo calco in positivo. E' presumibile pensare che anche il calco in esame provenga dalla collezione di Rossetti, poichè nell' "Inventario ed estimo della libreria relitta dal defunto Dr. Domenico de Rossetti" (BCTS, PETR. Ms I 76), i gessi in questione sembrano menzionati due volte, la prima in modo esaustivo al n. 789 come "Gesso. Il Petrarca con laurea, e Laura co' capelli pendenti", la seconda al n. 857, citando solo l'immagine di Laura come "Gesso. Laura co' capelli pendenti da ambo i lati".
Nodari F., Domenico Rossetti, un collezionista cultore di Petrarca: l'album dei disegni preparatori per le Rime, in Le Rime del Petrarca: un'edizione illustrata del Settecento (Venezia, Antonio Zatta, 1756), Gorizia 2003