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Due figure di putti, entrambi affiancati da un'aquila, reggono un cartiglio entro il quale è raffigurato un paesaggio fluviale con edificio tra gli alberi posto sulla riva destra; a sinistra compaiono tre figure maschili.
Tra le carte d’archivio dell’ultimo decennio del Seicento, riportate alla luce dalle ricerche condotte da Stefano Aloisi (Aloisi 1999, pp. 53-70), compare spesso il nome della nobile Leandra Antonini, andata in sposa a Federico Altan, responsabile di numerose iniziative volte all’abbellimento del palazzo di famiglia. Tra gli ambienti del palazzo, la stanza situata al piano nobile, adiacente al salone centrale, a ragione è stata indicata come la camera privata della contessa. Lo stesso programma iconografico del soffitto, ispirato alla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, di cui era presente un’edizione francese tra i libri elencati nell’inventario di casa Altan del 1780, potrebbe essere stato suggerito dalla colta contessa. Il poema del Tasso, edito nel 1581, illustrante le vicende della prima crociata conclusasi con la conquista di Gerusalemme nel 1099 e l’instaurazione di un regno cristiano, ebbe molta fortuna nelle rappresentazioni pittoriche di epoca barocca. Un’attenta osservazione della decorazione dell’ambiente, tenuto conto dello stato conservativo e come si è detto dell’attenzione dimostrata da Leandra Altan verso l’abbellimento della dimora, fa propendere per l’assegnazione delle pitture a un’unica mano e a un unico progetto decorativo; il fregio che percorre il perimetro della stanza all’altezza del soffitto in cui si alternano putti, uccelli rapaci, festoni e inserti paesaggistici viene ripreso in piccola parte nelle pareti dove entro conchiglioni compaiono uccelli, elementi vegetali e il ritratto di un grazioso cagnolino, nella parete antistante un drappo un tempo rosso, sollevato da due angeli, segna inequivocabilmente il punto della stanza in cui era collocato il letto della contessa. In particolare per la decorazione del soffitto è stato proposto il nome di Lucillo Candido (Bergamini 1990, p. 363; Aloisi 1999, p. 65). La delimitazione delle scene imposta da cornici in stucco aggiunte in epoca imprecisata, esalta le già evidenti incertezze formali e gli impacci spaziali rendendo plausibile l’attribuzione al pittore originario di Venzone, per altro già attivo a San Vito in Casa Malacrida nel 1676, data compatibile anche con l’esecuzione della decorazione Altan. Durante i restauri condotti nel corso del 2008, sono state stuccate le fenditure del soffitto e riprese pittoricamente alcune scene, sono state inoltre rimosse le scialbature che occultavano il velario retto da due putti.
[Bergamini G.], Guida Artistica del Friuli Venezia Giulia, Passariano di Codroipo (UD) 1999
Aloisi S., Gli Altan e il Barocco. Committenza artistica tra Seicento e Settecento di una nobile famiglia friulana, Pasian di Prato (UD) 1999
Forniz A., Il Palazzo Tullio-Altan in S. Vito al Tagliamento. Dimore illustri nel Friuli occidentale, in Itinerari, 1970, a. 4, n. 3 settembre