Tracce di pitture oramai ridotte a pochi frammenti e a lacerti di difficile lettura decorano un emiciclo scenografico di origine seicentesca contrapposto alla facciata interna del palazzo, rivolta verso un giardino all’italiana delimitato da due barchesse laterali. La cinta muraria è scandita da riquadrature delimitate da lesene in cui sono dipinte figure mitologiche alcune delle quali inserite in finte nicchie. Si intuisce un programma decorativo di tipo mitologico; sono ancora riconoscibili le figure di Venere e Marte e una figura femminile con un liuto inserite in nicchie, parte di una veduta paesaggistica, una scena allegorica con quinte scenografiche e una fontana, infine una figura femminile non riconoscibile e la Primavera dipinte nel muro di confine del giardino.
Paolo De Rocco (2002, p. 18) ha osservato, in seguito allo spoglio delle fonti, una non comune tradizione giardinistica ed estensione di verde privato a San Vito, legata ai numerosi insediamenti urbani di tipo dominicale, simili per certi versi alla villa ma ancora legati all’aspetto funzionale legato alla gestione economica del territori. Palazzo Tullio Altan rappresenta un esempio di questa tipologia, completato dalla presenza di un giardino all’italiana delimitato da una quinta scenica in forma di emiciclo opera dell’architetto Domenico Rossi affrescata nel corso del XVII secolo. L’attuale stato conservativo delle pitture, pur giovate da più interventi di restauro, non consente la percezione dell’originario aspetto del manufatto e tanto meno la possibilità di proporre il nome di un autore per la sua realizzazione. Fortunatamente ci viene in aiuto Antonio Altan che in una annotazione delle sue “Memorie storiche della terra di San Vito al Tagliamento”, edite a Venezia nel 1832, ricorda (p. 40): Nel cortile degli Altan si osservano degli affreschi per tradizione tenuti come opera d’un certo Joseph pittore tedesco. Stefano Aloisi (1999 p. 45) ha identificato tale Joseph con Anton Joseph, entrato a servizio degli Altan il 23 gennaio 1660, come si evince da una lettera scritta dallo stesso pittore conservata presso l’Archivio di Stato di Pordenone. Ad avvalorare l’ipotesi dell’identificazione, il fatto che Joseph contrasse matrimonio nel 1667 con Laura Bolis avendo come testimoni Francesco Manzoni e Giovanni Rinaldis e che gli Altan gli concessero nel 1682 una dimora in località Codamala fino alla morte, avvenuta nel 1693. Curioso apprendere che il cognato del Joseph, Giovanni Giacomo Bolis, aveva sparato un colpo di archibugio a Lucillo Candido e per questo era stato bandito dalle terre del sanvitese. Da una nota al manoscritto dell’Altan conservato all’archivio di Stato di Pordenone si apprende che il Joseph aveva realizzato degli affreschi anche all’interno del palazzo. Da un ulteriore spoglio documentario condotto da Stefano Aloisi (p. 101) si evince che un secolo dopo, nel secondo Settecento, Giuseppe Altan era in disputa con il pittore tolmezzino Antonio Schiavi che avrebbe dovuto realizzare alcuni affreschi nel cortile del palazzo, mai eseguiti, forse in sostituzione dei precedenti del Joseph già deteriorati. La controversia era dovuta al fatto che l’Altan si rifiutava di restituire al pittore i disegni preparatori alla commissione. Un secolo dopo, nel 1862, a conferma dello stato ancora precario delle pitture, era stata affidata al pittore originario di Portogruaro Napoleone Eugenio Bonò la ridipintura dell’emiciclo, ridipintura che di fatto, come già si era verificato, non avvenne. L’indagine compiuta sulle superfici murarie in occasione del restauro del 1993, non ha infatti rilevato tracce di ridipinture sette-ottocentesche confermando la presenza dei soli affreschi seicenteschi riferiti ad Anton Joseph.
De Rocco P., Il giardino di Palazzo Tullio Altan nella San Vito dei Giardini, in La Panarie, Udine 2002, n. 134
Aloisi S., Gli Altan e il Barocco. Committenza artistica tra Seicento e Settecento di una nobile famiglia friulana, Pasian di Prato (UD) 1999
Altan A., Memorie storiche della terra di San Vito al Tagliamento, Venezia 1832