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margine superiore, rotulo: Egruppa/ Invi[sibile]/ [ra] dix et secabitur ut folium/ non appare[bit]/ d[eus] in leticia sempiter [a]/ ab homi ne conc[ulcabitur]/ [conversabitu]r ut peccator
Nel primo lacerto, sotto a un fregio geometrico compare parte del volto di tre quarti della sibilla Agrippa; nel pannello successivo le mani incrociate sul grembo dove si vede il rotulo con l’iscrizione.
Dal lato nord di una grande sala situata al secondo piano del palazzo si sono conservati dieci lacerti strappati; essi sono riferibili alle figure di sei sibille. Tre sono identificabili attraverso le iscrizioni che si sono fortunatamente conservate e sono le sibille Agrippa, Europa e Cumana, la quarta si può ipotizzare fosse la Tiburtina, come annotò Virgilio Tramontin in un acquerello realizzato negli anni Sessanta del Novecento e in un appunto inedito dove accanto al nome Tiburtina, è posto un punto di domanda. Una puntuale ricostruzione di Enrica Cozzi (pp. 28-31) permette di trarre molteplici dati dal materiale estremamente frammentario che è giunto fino a noi. La studiosa ha notato che nel fregio di San Vito compaiono due Sibille, Agrippa ed Europa, corrispondenti alle due aggiunte al nuovo canone quattrocentesco che aveva portato il numero delle profetesse da dieci a dodici e, dato ancor più sorprendente, esemplato solo pochi anni prima negli affreschi di palazzo Orsini a Roma (ante 1434). Il ciclo, distrutto tra il 1482 e 1485, reso noto dalle fonti, contemplava la raffigurazione delle dodici profetesse corredate da filatteri con iscrizioni identiche a quelle ancora leggibili a San Vito. Appare di conseguenza più che comprovata la derivazione del ciclo Altan da quello che decorava la dimora di Giordano Orsini, dimora che Antonio Altan per i suoi trascorsi romani e per l’amicizia che lo legava al cardinale, potè a lungo ammirare. La decorazione di palazzo Orsini oltre alle Sibille comprendeva una Sala paramenti, una Sala theatri con il ciclo di Masolino degli Uomini famosi. Enrica Cozzi ha individuato nel Secondo Maestro attivo nel cantiere sanvitese l’autore delle Sibille. La sibilla Agrippa doveva trovarsi sopra a una porta perché è raffigurata a mezzo busto.
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