in basso a sinistra: Guerra 90
Dipinto con cornice incorporata raffigurante una collina
Attivo a partire dagli anni Settanta, Claudio Guerra si distingue per una pittura spesso brutale, che talvolta la critica ha accostato alla figura di Soutine, mediata da una personale inclinazione espressionista. Le sue opere hanno suscitando il plauso della critica italiana in un momento storico, quello degli anni Ottanta, che vedeva il recupero della pittura, prevedendo per Guerra una sfolgorante carriera. Dopo il successo iniziale, però, all’inizio degli anni Novanta l’artista decide di sottrarsi all’attenzione pubblica per ritirarsi in un isolamento durato circa vent’anni. Il presente dipinto, appartenente alla fase di progressivo allontanamento dalla vita pubblica, presenta un semplice paesaggio colto nel massimo dell’essenzialità, un monocromo in cui la sagoma della collina è data dal solo chiaroscuro. È un figurativo silenzioso e riflessivo che potrebbe sembrare astratto se il soggetto non fosse rivelato dal titolo. L’artista realizza opere fortemente evocative dai temi a volte enigmatici, prediligendo tonalità scure, ombrose, che riflettono un temperamento malinconico e crepuscolare. Rappresentano delle visioni, come dei flash incerti o delle apparizioni furtive; Guerra cerca di fissare questo flusso di immagini per sineddoche, offrendone un dato parziale in forma di frammento. La pittura all’acrilico è trattata come se fosse affresco su intonaco grossolano, ma la delicatezza del modellato smorza l’aspetto grezzo del supporto. La cornice, che sembra un’estensione del dipinto più che esserne il confine, diventa parte inscindibile dell’opera (a cura di Matteo Colovatti, 2016).