retro, in alto al centro: Dittico viola cm 40.150 1977 agosto parte A/ Pope
retro, in basso al centro: Dittico viola cm 40.150 1977 agosto parte A/ Pope
retro, in alto al centro: 40.150 Viola 1977 agosto Dittico parte B/ Pope
retro, in basso al centro: cm 40.150 Viola 1977 agosto Dittico parte B/ Pope
retro, telaio parte e A e parte B: Galleria d'arte Plurima/ Galleria d'arte Plurima/ Pope
Dittico verticale con bande di colore viola
La presentazione dell’opera in dittico fa parte di una serie di dipinti iniziata da Pope nel 1972, denominata “percorsi variabili”, nel contesto della pittura analitica di quel decennio. Tale scelta consente all’artista di superare il limite del quadro inteso come oggetto unico. Lo spazio dell’opera viene interpretato nella sua dualità, rafforzata dalla scansione binaria delle fasce colorate chiare e scure che si succedono, in una rigida alternanza, con un tratto pulito e regolare. Le due parti sembrano interdipendenti l’una dall’altra, legate dal motivo a fasce che attraversa entrambe le tele con l’inclinazione a 45°. Non c’è, tuttavia, una fedele corrispondenza fra le fasce delle due tele, anzi, la continuità è spezzata dalla contrapposizione fra tonalità chiara e scura. La separazione fra una tela e l’altra pare ridotta a una linea di confine assai sottile, tesa a sottolineare più la vicinanza che la distanza, secondo una poetica degli opposti che si attraggono pur rimanendo distinti. Anche la distinzione fra chiaro e fra scuro è minima, non appare per nulla stridente, seppure ben distinta e assimilabile alla pittura hard edge, caratterizzata da netti contrasti di colore ripartiti in linee rette o zone geometriche monocrome. I dipinti accomunati da questa ricerca si distinguono per l’aspetto seriale e l’infinita possibilità della linea. La cadenza regolare e ripetitiva rende l’idea di una pittura riflessiva e lungamente meditata. I percorsi variabili vedono, tuttavia, una battuta d’arresto nei primi anni Ottanta, quando Pope, con la serie delle “pagine di colore”, sembra rinnegare il bipolarismo delle strisce preferendo una pittura fatta di figure piane e vaste campiture di colore, riacquistando così una maggiore libertà espressiva (a cura di Matteo Colovatti, 2016).