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Paesaggio con tramonto in acrilico su tela
I paesaggi di Feruglio brillano della luce del tramonto, con spazi interminabili che si perdono all’orizzonte, lande desolate e laghi. La potenza dei colori del cielo, ovvero giallo, bianco e rosso mattone, è enfatizzata dal nero che definisce le ombre del suolo e che “incornicia” i confini del dipinto, come una luce che squarcia l’oscurità della notte. L’effetto che l’artista ottiene è quello di circoscrivere il paesaggio entro un campo visivo chiaramente delimitato ai confini, simile al campo visivo cinematografico che si dissolve oscurandosi ai lati, mettendo a fuoco l’immagine centrale. La figura umana è sempre presente nel paesaggio. L’uomo, però, non è altro che una piccola parte di quei vasti orizzonti, in una condizione di minorità assoluta rispetto alla grandezza soverchiante della natura, su cui non ha possibilità di controllo. Come nei dipinti di Caspar David Friedrich, l’umanità è in balia delle forze misteriose, quasi soprannaturali, della natura. Il suo vagare lo porta in una lunga esplorazione, nel tentativo di sondare il mistero infinito del mondo. Più che un corpo, l’uomo è un ombra proiettata che si confonde con il terreno. La luce, intesa come presenza divina in una rappresentazione spiritualistica e idealizzata del mondo, è la vera protagonista delle opere di Feruglio, sola rivelatrice della bellezza del creato (a cura di Matteo Colovatti, 2016).
Claudio Mario Feruglio, Claudio Mario Feruglio. La voce del silenzio, Grado (GO) 2006