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in basso a sinistra: L. Bistolfii
Una processione di donne velate, addossate le une alle altre e colte in atteggiamenti addolorati, segue il feretro della Madonna che si intuisce le preceda. Due di esse sostano presso la porta che dà accesso alla sala, l'una con le braccia e il volto appoggiati sull'architrave e l'altra inginocchiata ai suoi piedi e con lo sguardo rivolto alla compagna.
Nel 1906 Leonardo Bistolfi si lascia alle spalle la scultura basata sullo stile floreale - simbolista, che aveva portato a una maniera rapida e a propositi grandiosi nella resa di panneggi dallo spumeggiante candore, nonché di levigatezze irroranti i teneri e opulenti incarnati. Il 1905 era stato l'anno della personale alla VI Biennale di Venezia, dove l'artista aveva esposto venti sculture e quattro disegni per Il funerale della Vergine, il bassorilievo, anch'esso presente in mostra, acquistato dal Museo Revoltella per 3.000 lire. Tale massiccia partecipazione risarciva il modesto contributo prestato dallo scultore alle precedenti Biennali (una sola opera presente nel 1895, 1899, 1901), pur facendo parte in più occasioni, assieme a Domenico Trentacoste, del Comitato ordinatore e della Giuria di accettazione (1897, 1905, 1907, 1926). L'esposizione del 1905 segnò il successo personale di Bistolfi, vincitore di una delle Grandi Medaglie d'oro e molto apprezzato se si guardano le numerose vendite (ASAC, Fondo Storico, Libro delle Vendite, I, VI, 1905). Oltre al Funerale finito a Trieste, il gruppo marmoreo intitolato La Croce venne acquistato per ben 20.000 lire dalla Galleria Nazionale di Roma, La Resurrezione per 2000 lire dal Municipio di Venezia, da destinarsi alla Galleria Internazionale d' Arte Moderna, mentre il gesso raffigurante La sposa della morte venne ceduto per 700 lire ad Alice Ravà di Roma. Bistolfi si era dedicato alla cappella sepolcrale denominata il Tempio della Purificazione dal 1899 al 1903, così da celebrare la morte di Emma Rocca (1898), la giovane figlia dei conti Hierschel De Minerbi. La gestazione del monumento, che sarebbe stato collocato nel cimitero di Belgirate, presenta una complessa struttura di cui il Funerale costituisce il contenitore della statua raffigurante la Purificazione, nella definizione spaziale di un duplice significato simbolico che lo stesso Bistolfi chiarisce al Corradino: "mentre nelle linee della cappella e nelle raffigurazioni delle decorazioni esterne è espresso il dolore umano suscitato dalla morte, nell'interno è significata tutta la mistica poesia a cui la morte solleva il nostro spirito» (Corradino 1903-1904, p. 517). La corretta interpretazione delle allusioni simboliche venne immediatamente riportata da Enrico Thovez, avendo rilevato le molteplici suggestioni dell'"architettura" di Bistolfi, che interpretava modelli quattrocenteschi nella riproposta di motivi botticelliani per la statua della Purificazione e di stilemi tratti dal 'gotico borgognone' nel bassorilievo esterno (1905)". Ma sembra di poter intendere, senza con questo contraddire le allora attuali interpretazioni stilistiche, che la riflessione di Bistolfi nella sperimentale fase di passaggio dal languido "fitomorfismo" liberty, da avvicinare alla pittura di Previati, verso una più attenta rilettura dei testi antichi, si possa spingere quasi alle radice di un "primitivismo" trecentesco, tanto da recuperare soluzioni giottesche nei rilievi scorciati delle figure, in un interessante accordo con la grazia canoviana (si pensi al corteo del Monumento a Maria Cristina d' Austria) reso in un particolare valore pittorico, come può indirettamente alludere il sonetto di Gianelli intitolato Alla bellezza della morte (Anonimo,1905) nell'illustrare il bassorilievo del Funerale.
Museo Revoltella Trieste, Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004
Corradino C., Artisti contemporanei. Cesare Laurenti, in Natura e arte, 1902-1903, VII-VIII