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Sfera spaccata entro cui si incastra un blocco parallelepipedo.
Dopo una lunga trattativa epistolare con il direttore dell'ufficio vendite della Biennale di Venezia, Ettore Gian Ferrari, il Museo Revoltella, con delibera del Curatorio del 30 settembre 1964, riesce ad aggiudicarsi l'acquisto di quest'opera al prezzo di 1.400.000 Lire. Alla rassegna lagunare Sfera n.3 era esposta, assieme ad altre otto sculture bronzee e a quattro studi preparatori per "Sfera", realizzati a tempera e a smalto, nella sala personale dedicata all'artista, presentato in catalogo da Guido Ballo. Nella stessa occasione Sfera n. 2, del 1963, già acquistata dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, figurava nell'ambito della mostra "Arte d'oggi nei musei", che in 18 sale intendeva documentare la presenza di opere contemporanee (realizzate dopo il 1950) nelle principali raccolte pubbliche europee. La serie delle Sfere rotanti, la più conosciuta tra le metafore plastiche di Pomodoro, nasce nel 1963. Si tratta di «forme magiche e perfette» che l'artista dice di rompere «per scoprirne (cercarne, trovarne) le fermentazioni interne, misteriose e viventi, mostruose e pure» (cfr. Pistoi 1964). Accentuato è il contrasto tra la lucida e levigata superficie e l'intricato mondo interiore che questa rottura dischiude; ha così origine una compenetrazione di "dentro" e "fuori", che si arricchisce di rimandi ad esperienze inconsce e a simbologie arcaiche, ma anche alla tecnologia e all'evoluzione atomica. Significativa è la mobilità delle sfere che, come ha sottolineato l'autore, "possono spostarsi e ruotare: hanno così anche ‘sotto le mani’ il valore di movimento e partecipazione che hanno nella visualità" (ibidem). Se la Sfera n. 2 improvvisamente si spacca per rivelare al suo interno un'altra sfera dorata, Sfera n. 3 - così come l'analoga Sfera n. 4 (1964), presenta "l'inserto esplosivo d'un blocco parallelepipedo che cerca di annullare la curvatura. La forma della sfera è dimenticata, la placida terra è divenuta un pianeta sofferente, prossimo al disfacimento. Arnaldo è cosciente che la nostra civiltà meccanica si avvia a diventare cosmica: e tra questi due poli si muove la sua ricerca" (Fagiolo Dell'arco, 2000, pp. 76-77). Dalla visione esistenziale di matrice informale di Sfera n. 3 l'artista passerà al respiro infinito della Grande Sfera del 1966-67, per il Padiglione italiano a Montreal, dove gli elementi orizzontali si allargano facendo percepire le meridiane del corpo interno, "all'architettonicamente aerea" Sfera nella Sfera per il cortile della Pigna dei Palazzi Vaticani (1988-1990), fino a concepire quella Sfera con Sfera, installata nel 1991 nel Piazzale delle Nazioni Unite a New York, che intende rappresentare simbolicamente un sentimento universale di fratellanza e di solidarietà. L'artista giunge a questi risultati attraverso alcune fondamentali esperienze: intorno al 1953, assieme al fratello Giò, si avvicina allo Spazialismo milanese, alla Biennale di Venezia del 1956 conosce l'Action painting di Pollock e nel '60 forma il Gruppo Continuità (con Giò Pomodoro, Perilli, Novelli, Turcato e Dorazio), per la ricerca astratta tra segno e materia. Di grande importanza è poi il contatto diretto con la plastica contemporanea di Brancusi, Giacometti, David Smith e Louise Nevelson, in occasione delle numerose mostre di Pomodoro all'estero. Dalle dichiarazioni dello stesso artista emerge poi anche la sua sensibilità nei confronti dell'arte di Klee, del Picasso surrealista e dell'universo segnico-formale di Tobey e Dubuffet. Nonostante questi molteplici richiami, tuttavia, Pomodoro sviluppa uno stile personale e inconfondibile, che si avvale degli stimoli del presente come degli insegnamenti del passato: utilizza, infatti, la tecnica arcaica dello stampo, ma sperimenta matrici del tutto nuove come ossi di seppia, carbone fittile, talco, ardesia, che producono piccoli tasselli arabescati poi con fili metallici ed eccessi di saldatura.
Bressan N., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004
Fagiolo Dell’Arco M., I temi di Arnaldo (e nota su Continuità), in Scritti critici per Arnaldo Pomodoro e opere dell'artista (1955-2000). Guida al Museo-Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano 2000
Pistoi M., Per "un invito" a Venezia, in Marcatre, 1964, n. 8/9/10