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base: Antonio Dal Zotto
Ritratto a figura intera del celebre commediografo veneziano, colto in atto incedente in eleganti abiti settecenteschi, con il bastone stretto nella mano sinistra e il tricorno sul capo.
In evidente rapporto con il monumento a Carlo Goldoni inaugurato in Campo San Bartolomeo a Venezia nel 1883 e concordemente ritenuto capolavoro dell'artista, questa statuetta in bronzo è da porsi in connessione con un bozzetto in gesso già di proprietà del Museo ma oggi irreperibile. Se ne rendeva nota la scomparsa al Comune in data 8 luglio 1986, dicendolo contenuto in una cassa mai più ritrovata. La comunicazione dell'avvenuto saldo per la fusione della "figuretta in bronzo Goldoni" da parte di Isidoro Bragadin, fonditore di Venezia, datata 14 maggio 1935, induce a pensare che il Museo abbia commissionato tale fusione a partire dal modelletto in gesso. La presenza di alcune significative varianti, prima fra tutte la posizione invertita della figura, escludono l'ipotesi che si possa trattare di un modello preparatorio per il monumento, cosa pure presumibile a proposito di un altro bronzetto conservato presso la Galleria d'Arte Moderna di Torino. Dato l'enorme successo conseguito con il monumento veneziano, di cui, peraltro, è presente all'Esposizione Nazionale di Venezia del 1887 una piccola riproduzione in bronzo - è probabile, invece, che l'artista abbia realizzato, introducendovi alcune varianti, altri esemplari di piccole dimensioni. Nella statuetta del Revoltella, che si differenzia dall'opera veneziana, al di là di alcune irrilevanti modifiche nei particolari dell'abito - soprattutto nell'espressione del volto, meno bonaria e cordiale seppur altrettanto arguta, troviamo quella stessa felice impressione di spontaneità e vivezza che hanno fatto del Goldoni di Campo San Bartolomeo uno dei pochi monumenti non spaesato nel luogo ove è sito, ma che anzi appare in continua interazione con la città e gli uomini. "Un bronzo nella linea spigliata del Favretto migliore" (Bellonzi 1978, p. 139), dove il gusto garbato del racconto non scade mai nelle minuzie, grazie ad un fare che si avvale di una acutissima osservazione del vero, di un'analisi attenta ai dati di costume sorretta da una straordinaria capacità nel modellare.
Daffra S., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004
Bellonzi F., Architettura, pittura, scultura dal Neoclassicismo al Liberty, Roma 1978