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Al centro di un interno poco connotato è posta la figura di un frate domenicano con un libro tra le mani.
Nel luglio del 1912 lo scultore Donato Barcaglia scrive al conservatore Alfredo Tominz: "Ho scovato un bel quadretto di Cremona, una specie di frate Savonarola; un bozzettone di buona pittura smagliante; nell'angolo a destra in basso si scorge la sigla. Il possessore vuole tremila lire". Dello stesso periodo anche documentato un viaggio di Ruggero Berlam a Milano fatto "per visitare alcuni quadri del defunto pittore Tranquillo Cremona". Il Museo evidentemente si dimostra interessato all'affare e un'altra lettera di Barcaglia, indirizzata a Tominz, anticipa l'invio del piccolo quadro di Cremona a Trieste, dove il Curatorio, dopo aver preso visione dell'opera, dovrà deciderne l'acquisto. Non convinto dell'autenticità dell'opera, Aristide Costellos richiede una ulteriore dichiarazione che garantisca la paternità del dipinto. Barcaglia, da parte sua molto interessato all'affare, come testimonia il fitto carteggio con il Museo, prontamente gli procura una certificazione del pittore e architetto Luigi Conconi, il quale in passato era stato allievo proprio del Cremona e un' interessante lettera di Italo Pacchiani, proprietario del dipinto, che ricostruisce puntualmente tutte le vicende legate alla storia dell'opera: "In ogni modo posso assicurarle che da vent'anni appartiene alla mia raccolta (e lei ben sa quanto sia geloso dell'autenticità dei soggetti che la compongono) e l'ebbi dallo scultore Pietro Calvi al quale fu dato dallo stesso Cremona in cambio d'un suo busto in bronzo. Il 26 agosto 1912 Barcaglia, che finalmente era riuscito a persuadere i membri del Curatorio sull'opportunità di concludere l'acquisto, notifica al Presidente il ritiro dalla Banca d'Italia della cifra di lire 3000, destinate al Pacchiani per il pagamento dell'opera di Cremona. Cronologicamente il dipinto è collocato dal Dainotti agli inizi della carriera del Cremona, tra il 1853 e il 1859, quando il giovane frequentava ancora l'Accademia di Venezia seguendo le lezioni di Grigoletti, Molmenti e Zona. Risulta infine piuttosto convincente il confronto proposto da Bellonzi tra la scultura di Ettore Ferrari raffigurante Giordano Bruno, collocata in Campo de' Fiori a Roma (1887), e la tela del Museo Revoltella, che servita probabilmente come fonte d'ispirazione.
Geroni L., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004