in alto a destra: Wostry / 1888
Il pittore triestino è ritratto a figura intera, in piedi, vestito completamente di scuro e con un cappello a larga tesa sul capo. La mano destra è tenuta semplicemente lungo il fianco, mentre il braccio sinistro è piegato per sorreggere il soprabito.
Nel verbale del Curatorio del 6 novembre 1976, tra le proposte d'acquisto prescelte all'unanimità dai presenti alla seduta, oltre all'Interno di Parin e alla Natura morta di Zangrando, è citato anche il ritratto a figura intera dedicato al pittore concittadino Garzolini. Eseguito da Wostry all'età di 23 anni, il ritratto in esame non sarà l'unico dedicato al pittore Garzolini. Il Museo Revoltella, infatti che di Carlo Wostry conserva diverse opere importanti tra dipinti ad olio, disegni e acqueforti (la splendida serie di 10 acqueforti delle grotte di San Canziano, 1907), possiede anche un altro ritratto di Garzolini, limitato al solo busto e realizzato diversi anni più tardi (1924), in cui l'amico artista risulta visibilmente più anziano ma con il medesimo, ampio copricapo scuro. Raffigurato all'età di 38 anni il pittore Giuseppe Garzolini (Trieste 1850-1938) matura il proprio linguaggio artistico da autodidatta, prediligendo la pittura all'aria aperta. Di questo artista, irredentista impegnato, che dal 1875 compie diversi viaggi in Spagna attratto dal paesaggio andaluso, il Museo Revoltella possiede due opere: lo scorcio di un cortile spagnolo ed un paesaggio. Esposto alla Mostra Internazionale di Budapest, il grande ritratto di Garzolini non manca di stupire l'anonimo giornalista de "Il Piccolo" che, in occasione della sua esposizione a Trieste, presso il negozio dell'antiquario Schollian, così riporta: "È un quadrone, una tela gigantesca addirittura. Su di un fondo bianco bianco, spicca la maestosa e simpatica del Garzolini, il caro ed amabilissimo artista. Wostry l'ha ritratto alla perfezione. La fisionomia è parlante, è così splendidamente colpita da far sorridere quando si guarda quella tela. C'è tutta la amabilità del suo sguardo, c'è quel sorriso bonario, c'è la vita in quella figura. È dipinto a larghi tratti, come sa dipingere il Wostry: pennellate sicure, larghe e sobrie. Vi è molta speculazione in quel fondo chiaro, che fa certo risaltare la figura spiccatamente e le dà un grande effetto. Il quadro del Wostry attirava ieri una grande quantità di gente dinanzi al negozio del signor Schollian in via Ponterosso ove trovasi esposto". L'omaggio di Wostry all'amico pittore si inserisce in una serie corposa di ritratti di artisti eseguiti da artisti, nel corso del penultimo ed ultimo decennio dell'800 a Trieste. L'esempio più lampante in tal senso è offerto dagli splendidi ritratti di Umberto Veruda, talento artistico individuato proprio da Giuseppe Garzolini, suo maestro, a cui soltanto l'anno prima (1887) del ritratto di Wostry, Veruda dedica un intenso e significativo ritratto. Reduce dai cinque anni di formazione artistica austriaco-tedesca (Vienna e Monaco tra il 1882 e il 1887), Wostry tradisce, nel ritratto in esame, una certa sensibilità per il mezzo fotografico, le cui potenzialità dovette sperimentarle proprio in Germania, presso lo studio di Franz von Lenbach che sistematicamente impiegava nella propria ritrattistica la fotografia. L'impiego del colore, sobrio ma di grande intensità espressiva, mediato dalla naturale luminosità diffusa rivela il talento precoce di quest'artista, in quest'opera particolarmente vicino agli esiti pittorici del miglior verismo tardo ottocentesco. Personaggio chiave della vita artistica triestina tra Otto e Novecento, per la nota intraprendenza nella promozione di serate artistiche e di diverse iniziative culturali, e per la versatilità artistica, Wostry compie gli studi artistici all'estero, parte all'Accademia di Vienna (1882-1885), e parte all'Accademia monacense (1886-1887). Rientrato a Trieste (1887) porta a termine le Stazioni della Via Crucis per la chiesa di Santa Maria Maggiore, iniziate a Monaco, e l'anno successivo realizza alcuni importanti ritratti dedicati, come il presente, ad amici artisti concittadini (appartengono al Museo Revoltella anche il Ritratto di Erma Bossi, il ritratto dello scultore Conti e il ritratto di Alfonso Canciani) e ad altre personalità (barone Pietro Sartorio). Il 1888, oltre ad essere l'anno di esecuzione di quest'opera, è anche l'anno in cui a Carlo Wostry, "artista multiforme e anima incontentabile" con le parole di Sibilia (1922)" viene assegnato il primo concorso bandito dalla fondazione Rittmeyer, per un soggiorno biennale a Roma. Nuovamente a Trieste nel 1902 Carlo Wostry diviene uno dei protagonisti della locale vita artistica la cui vivacità egli descrive nella sua Storia del Circolo Artistico di Trieste, pubblicata a Udine nel 1934, narrata con piglio satirico, vivace e particolarmente ricca di notizie sull'arte e gli artisti triestini. A partire dal 1907 l'attività espositiva di Wostry si estenderà anche alle Biennali veneziane, dal 1910 al 1935.
Gregorat S., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004