Braccianti sul carro, dipinto, Zigaina Giuseppe, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
contadini
Autore
Zigaina Giuseppe (1924/ 2015)
Cronologia
1953
Misure
cm - altezza 73, larghezza 61.5
Codice scheda
OA_131780
Collocazione
Trieste (TS)
Palazzo Revoltella
Civico museo Revoltella

Su una strada di campagna procedono, visti da tergo, un carro carico di braccianti e alcuni altri contadini un bicicletta con le falci in spalla.

Zigaina espone un dipinto intitolato Braccianti sul carro alla Biennale di Venezia del 1952, ma riprende questo tema anche l'anno successivo, quando esegue l'opera in esame (nota anche con i titoli di Ritorno dai campi e Carro agricolo), che viene esposta alla Prima mostra internazionale di Pittura Città di Messina nel giugno del '53 e acquistata qualche mese più tardi, per 75.000 Lire, dal Museo Revoltella. All'epoca, l'artista cervignanese, non ancora trentenne, si era già affermato a livello nazionale: aveva esposto tre volte alla Biennale di Venezia, aveva collaborato con Pier Paolo Pasolini, del quale era diventato amico nel 1946, e, avvicinatosi a Guttuso, Pizzinato, Maltese, De Micheli, De Grada e Treccani, aveva fondato con loro le basi del movimento realista. L'opera in esame è rappresentativa della tarda fase realista di Zigaina, conclusasi a metà degli anni '50. Protagonisti sono undici braccianti del basso Friuli, che, di rientro da una giornata di lavoro nei campi, percorrono una strada sterrata, alcuni a bordo di un carro, altri in bicicletta. Vi si riconoscono le caratteristiche ricorrenti nei lavori dei primi anni '50, come il rigoroso controllo compositivo, che suggerisce l'integrazione tra le figure umane e l'ambiente naturale - si noti, ad esempio, il ripetersi della linea curva nelle falci e nella strada" e la "strutturazione autoportante del colore" (Pirovano 2000, p. 14), che ha sostituito la griglia di segni di matrice post-cubista, frequente nelle opere precedenti. Le espressioni cupe dei volti e le spalle ricurve di questi uomini "taciturni, ostinati, solenni" (De Micheli 1970, p. 82) raccontano di una vita di fatiche e di subordinazione; ma, in questo silenzioso rituale quotidiano, risalta con forza il gesto di umana solidarietà compiuto da uno dei contadini, che tiene la sua mano appoggiata sulla spalla di colui che conduce il carro. La fede nell'impegno morale e civile dell'artista induce Zigaina a mediare tra l'oggettività della figurazione e la sua forza evocativa, ricorrendo alla capacità del colore di trasfigurare in chiave simbolica il dato reale. Per questa via egli crea "assonanze di colori trasparenti e fondi" (Zigaina 1989, p. 218), analoghe a quelle che percepiva quando, da bambino, usciva di notte con la sua bicicletta per vedere i campi, i salici e le vigne della sua terra come avvolti in una nebbiolina azzurra. Nelle tele di questi anni le varie tinte sono accordate a una nota di oltremare, compresi i bianchi delle camicie e dei parafanghi delle biciclette. Grazie a queste intense cromie, che ricordano le vetrate istoriate delle cattedrali gotiche, la realtà contingente si eleva ad emblema universale, e l'agiografia cristiana lascia il posto all'epopea degli umili. Molto vicino, per impostazione compositiva, al dipinto in esame è l'olio di ampie dimensioni intitolato Ritorno dal bosco, che è stato più volte esposto e pubblicato. A partire dagli ultimi anni cinquanta la ricerca pittorica di Zigaina muove verso esiti surrealisti, come rivela Il fucilato, dipinto nel 1966, esposto alla XXXIII Biennale di Venezia e acquistato in quest'occasione dal Museo Revoltella.

BIBLIOGRAFIA

Bressan N., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004

Pirovano C., Zeus e le farfalle, in Zigaina. Opere 1947-2000, Milano 2000

Zigaina G.., Il viaggiatore notturno, in Zigaina, Ginevra 1989

De Micheli M., Arte contro. 1945-1970 dal realismo alla contestazione, Milano 1970