in basso a destra: LVCANO
Su un tratto di spiaggia ricoperto di neve, ancora in buona parte avvolto nell'oscurità, si scorgono i profili di due imbarcazioni tratte in secca e, in secondo piano il profilo di una costruzione e un faro di posizione sopra uno scoglio.
Scrive Lucano all'architetto Ruggero Berlam e al signor Alfredo Tominz il 17 gennaio 1915: "Sarei stato felice di attendere che opera di maggior valore mi facesse entrare al Museo; tuttavia torni Loro gradita la mia sincera riconoscenza per aver voluto anche da parte Loro rinunciare alla medesima e giustificatissima attesa. Desidererei riuscisse Loro di scegliere fra i tre quadri che si trovano nel negozio di Michelazzi: Alba (Catalogo della X Biennale, Venezia 1912), La passeggiata (Catalogo della Biennale, 1908 [1907] e Monaco, Glaspalast, 1909), Tramonto (Catalogo della Biennale, 1910). Questi, specialmente i due primi, mi pare siano fra i miei più sinceri e compiuti" (AMR). A quest'ultimo dipinto, che in verità non comparve alla Biennale del 1910 - dove Lucano espose, nella sala della città di Trieste, Studio n. 80, Triestina, Chiaro di luna - e alla Passeggiata (VII Esposizione 1907, p. 100, n.24; Favetta 1982, pp. 15 e 69, n. 49) descritta dai contemporanei come "una visione poetica che ci trasporta nei sogni delle veglie primaverili dai crepuscoli gemmati [...] e si volge in linee grandiose di sagome graziate, in vapori di ombre e di luci" (Gazzetta balneare, 9 giugno 1907), il museo preferì Alba. La tela esposta una prima volta alla Biennale del 1912 e presentata nuovamente al pubblico triestino nel 1915, presso il Salone Michelazzi, era stata dipinta nel 1910. Nata probabilmente da un'impressione colta en plen air, l'opera subì poi un'accurata rielaborazione che svela l'interesse di Lucano per le immagini dalle luminosità particolari. Alba risultò infatti agli occhi del Pastori "piena di intenzioni, per quanto fosca e incerta e piena di senso spirituale nell'ora che imbianca e che avvolge nelle ombre che fuggono ogni cosa" (Pastori 1912). In queste ricerche cromatiche e luministiche certamente sensibili furono le influenze della scuola d'oltralpe conosciuta da Lucano durante il suo soggiorno a Monaco, quand'era allievo dell'Accademia di Belle Arti della città tedesca. Tali contatti sono riconoscibili soprattutto nell'uso delle ombre bluastre. Queste ultime erano piuttosto ricorrenti nel linguaggio figurativo tedesco che, tra Ottocento e Novecento, stava sciogliendo il romanticismo in una pittura di paesaggio in grado di esprimere più lirici "stati d'animo". Al riguardo la Favetta (1982, p. 18) individuò nel Lucano una probabile dipendenza dall'opera di Johann Caspar Herterich, ma i possibili modelli si potrebbero moltiplicare includendo pittori come Hermann Urban (ad esempio Notte lunare, riprodotto in "Emporium", vol. XVIII, n. 108, dicembre 1903, p. 420). Non si potrà nemmeno passare sotto silenzio l'eco, in questa tela, di tanta pittura triestina degli inizi del secolo, dalla sensibilità malinconica del Fragiacomo - che tanto aveva colpito Lucano da indurlo a copiare la famosa Campana della sera, acquistata dal Museo Revoltella nel 1894 - ai più violenti e fascinosi cromatismi del Camion, alle ombre colorate del Fittke. Ciò che risulta, alla fine, da questo insieme di influenze e di ricerche personali è una "sintesi fra il verismo possente e spesso aspro, ricco di anacoluti, financo espressionistico, e la compostezza della linea-forza secessionista che, spogliata d'ogni esercitatività ornativi, plasma il volume e lo riduce poi a fantasma di se stesso" (Montenero 1978, p. 15).
Fasolato P., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004
Favetta B.M., Piero Lucano 1878-1972, Trieste 1982, n. 5
Montenero G., Un classico dei nostri tempi, in Piero Lucano, Trieste 1978
VII Esposizione, VII Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, Venezia 1907