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in alto a sinistra: SORMANI
Il dipinto raffigura una cava di pitra deserta, con al centro una catasta di massi semisquadrati e gli strumenti necessari al loro sollevamento che risaltano sullo sfondo blu compatto del cielo. In primo piano sulla destra si vede un piccolo carro.
L'opera, realizzata nel 1968, fu esposta l'anno dopo alla Galleria d'Arte Moderna Viotti di Torino, in occasione della mostra personale di Marino Sormani. Acquistata in quello stesso anno per L.156.000 fu presentata alla Mostra dei nuovi acquisti del Civico Museo Revoltella dove era esposta insieme alle opere di Tominz, Rietti, Levier, Lucano, Hollan, e tanti altri, a documentazione della storia dell'arte della città di Trieste. Si tratta di un'opera caratteristica della produzione di Sormani degli anni 60, quando l'artista, che si è occupato anche di scenografia e di decorazione, abbandonata la tecnica ad olio sperimenta la tempera ad uovo. I suoi soggetti preferiti sono il mare e i paesaggi carsici ma un tema ricorrente è anche quello della cava proposto in diverse versioni sia in pittura che in grafica. Fonti certe per questo genere di opere sono stati i luoghi dove il pittore ha trascorso l'infanzia, era nato infatti ad Aurisina, una località in provincia di Trieste nota per la cava romana dalla quale è stato estratto il marmo per realizzare molti monumenti in tutta Europa. Ma ciò che caratterizza il lavoro di Sormani, oltre al taglio fortemente orizzontale, è l'assoluta assenza della figura umana, talvolta lasciata intendere da attrezzi da lavoro, in questo caso un carretto, che conferisce all'opera un valore quasi metafisico, di sospensione, mai reso in maniera inquietante, grazie anche all'uso di tonalità chiare rese sempre in maniera precisa e ben definita all'interno di una forte rete geometrica. Di Marino Sormani il museo possiede anche la tempera Chioggia donata dalla signora Annamaria Luciani nel 1996.
Coslovich B., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004