in basso a destra: HГ
Composizione astratta formata da tre cerchi concentrici posti al centro, in basso e in alto a destra. Dal cerchio centrale partono delle forme appuntite, quasi a raggiera, sulle quali convergono altre da destra, disegnate come delle punte acuminate. Nella parte inferiore della composizione, due linee ondulate con andamento orizzontale attraversano la superficie pittorica interamente dipinta con piani intersecanti. La tavolozza cromatica si incentra sul dinamismo complementare del giallo e del viola con tratti chiaroscurali che virano al nero, al rosso mattone, al blu.
Natal’ja Gončarova, definita da John E. Bowlt uno degli artisti più importanti del XX secolo (J.E. Bowlt, "Natal’ja Gončarova e il teatro futurista, in Poesia e pittura. Raccolta di scritti in onore di N. Chardziev", a cura di M.B. Meljlach e D.V. Sarab’janov, Mosca, 2000, p. 248), è tra le principali figure femminili dell’Avanguardia russa. Insieme alla Popova, Udltsova, Rozanova, Stepanova e Ekster, che la critica definisce come “Amazzoni”, contribuisce con la sua arte poliedrica a determinare la grande stagione avanguardistica russa accanto al suo compagno di vita e di lavoro Michail Fedorovich Larinov (Avanguardie russe. Malevic, Kandinskij, Chagall, Rodcenko, Tatlin e le Avanguardie russe, a cura di V. Zubravskaya - G. Davì, Cinisiello Balsamo (MI), 2011, p.16). Nata nel 1881 a Negaevo presso Tula, Natal’ja, dopo un’infanzia in campagna, si trasferisce con la famiglia a Mosca nel 1892 dove frequenta prima l’università e poi l’Istituto di Pittura, Scultura, Architettura seguendo il corso di scultura di Trubeckoj. Sarà l’incontro con Larinov nel 1900 a convincerla a dedicarsi alla pittura, media che preferisce per le maggiori possibilità espressive. Il sodalizio artistico tra i due si manifesta inizialmente realizzando opere che risentono dell’influenza della pittura impressionista e simbolista francese, conosciuta attraverso riviste d’arte in Russia. Entrambi si recano a Parigi nel 1906 per partecipare ad una mostra di pittori russi organizzata al Salon d’Automne e lì la Gončarova viene folgorata dalla pittura di Gauguin e Cézanne. Tornati in patria, i due artisti cominciano ad elaborare una nuova poetica legata all’arte tradizionale russa, creando uno stile neoprimitivista, dove i protagonisti sono contadini, soldati e figure tradizionali del folklore russo. Tra il 1907 e il 1913 la coppia è molto attiva sul fronte dell’organizzazione di mostre, nel dibattito artistico, nel teatro e nel cinema. Dopo la celeberrima esposizione del 1908 del Vello d’oro a Mosca, dove oltre ai russi sono presenti anche i principali artisti francesi di quel periodo, l’anno seguente la coppia sarà tra i membri fondatori del “Fante di Quadri” dando così inizio alla polemica artistica con gli stili del passato. Tuttavia ben presto la Gončarova entra in disaccordo con i compagni del gruppo, accusati di essere troppo dipendenti dall’arte straniera, tanto da pronunciare ella stessa queste parole nel 1911 ad una serata organizzata dal “Fante di Quadri” al Museo politecnico: “Il cubismo è una buona cosa, ma non è poi così nuovo; le ‘streghe’ di pietra degli sciti, le bambole di legno vendute nelle fiere, sono anch’esse delle opere cubiste. Io lavoro già da tempo in questa maniera, ma critico la posizione del ‘Fante di quadri’ che ha rimpiazzato l’attività critica con la teorizzazione” (L. Vergine, “L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche”, Milano, 2005, p. 86). Questo porterà lei e Larinov a separarsi nel 1912 dal “Fante di Quadri” per dar vita al più radicale “Coda d’asino” che propugnava un’arte russa tradizionalista che si rifaceva alle icone, alle stampe popolari e alle opere di artigianato. Nel 1913 la Gončarova sancisce il suo definitivo allontanamento dall’arte occidentale in un manifesto in cui sostiene, dopo aver aderito a tutto ciò che l’Occidente poteva darle, di oltrepassarlo ritenendo “[…] che il suo significato livellante sia estremamente superato e insignificante. La mia strada va verso la fonte originaria di tutte le arti, verso l’Oriente” (N. Gončarova, “Prefazione al catalogo della mostra personale del 1913 a Mosca”, in “Le avanguardie artistiche in Russia”, a cura di M. Böhming, Bari, 1979, pp. 116-117). Ma in contemporanea al neoprimitivismo, in un’ottica di pluralismo stilistico, proprio tra i 1912 e il 1913 il linguaggio pittorico dell’artista e del suo compagno Larinov si evolve in una nuova declinazione ai limiti dell’astrazione, dove Cubismo, Futurismo e orfismo si fondono nel creare inedite composizioni. In questi lavori si afferma come la luce sia l’elemento primario della ricerca pittorica tanto che sono i raggi di luce emanati da un soggetto i veri protagonisti dell’opera artistica. Sarà Larionov con un manifesto presentato in occasione della mostra “Il bersaglio” tenuta a nel 1913 a teorizzare quello che verrà definito Raggismo o Lucismo, e che porterà a una visione prismatica del soggetto dove predominano appuntiti vettori grafico – pittorici (“Amore e rivoluzione. Coppie di artisti dell’avanguardia russa”, a cura di H. Eipeldauer – L. Giusti, Cinisello Balsamo (MI) 2017, pp. 53-55). È nell’ambito di questa corrente dell’avanguardia russa che si inserisce la tela della Gončarova, “Senza titolo” della collezione De Martiis in cui campeggia al centro un globo luminoso da cui dipartono dei fasci di luce. La composizione è molto articolata resa da forme a cerchi concentrici, elementi raggianti, onde segniche e campiture estese di matrice cubo-futurista che determinano forme e rapporti cromatici. Un’opera molto simile, per tessitura cromatica e per elementi formali è la tela ora conservata al Centre Pompidou di Parigi, “Lampadina elettrica” del 1913, assoluto riferimento per l’opera cividalese. Si tratta di uno dei primi dipinti dell’artista russa in cui si avverte una scomposizione della forma al fine di trasmettere la sensazione dell’abbaglio dovuta all'improvvisa comparsa di una fonte di luce nel campo visivo. Le linee ornamentali nere, la moltiplicazione in cerchi concentrici, le vibrazioni di luce sotto forma raggi, sono tutti elementi che ritroviamo nella tela della collezione De Martiis, per non parlare della gamma cromatica che si accorda prevalentemente sui complementari giallo-viola. Per la minor complessità degli elementi compositivi e per la stesura pittorica più sommaria rispetto all’opera parigina, possiamo ritenere che la tela conservata a Palazzo de Nordis sia una sorta di studio preparatorio o per lo meno una primitiva indagine sugli effetti della visione della luce prodotta dalla lampadina, mostrando in entrambe le tele come la percezione simultanea dei globi luminosi risenta del dinamismo futurista italiano. Per queste considerazioni riteniamo che “Senza titolo” possa essere una versione della “Lampadina elettrica” del 1913 e pertanto assegnarla a quell’altezza cronologica. Del resto il 1913, come è stato recentemente osservato, rappresenta il punto più alto della sua ricerca raggista, i cui primordi già erano stati individuati negli sfondi di alcuni suoi dipinti come in “Ritratto di Anna Zelmanova” del 1909-1910 della Galleria Statale Tretyalov (E. Petrova, “Le origini del raggismo nell’arte di Natalia Goncharova”, in “Natalia Gongharova”, a cura di M. Gale e N. Sidlina, Venezia, 2019, pp. 94-105). Prima di entrare nella collezione De Martiis, il dipinto nel 1998 faceva parte della collezione Boris Gribanov di Praga, in seguito nel 2001 della Collezione Jean Chauvlin di Parigi e infine della collezione Georg Soldatenko nel 2017 (Emblemi delle Avanguardie Russe. Collezione De Martiis, a cura di S. Colussa, Tolmezzo (UD) 2021, p. 28).
Emblemi Avanguardie, Emblemi delle Avanguardie Russe. Collezione De Martiis, Tolmezzo (UD) 2021
Cecchetto S., Emblemi dalle avanguardie, in La collezione famiglia De Martiis a Cividale del Friuli, Cividale del Friuli (UD) 2020
Natalia Goncharova, Natalia Goncharova, Venezia 2019
Amore Rivoluzione, Amore e rivoluzione. Coppie di artisti dell’avanguardia russa, Cinisello Balsamo (MI) 2017
Avanguardie russe, Avanguardie russe. Malevic, Kandinskij, Chagall, Rodcenko, Tatlin e le Avanguardie russe, Cinisello Balsamo (MI) 2011
Vergine L., L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche, Milano 2005
Poesia Pittura Raccolta, Poesia e pittura. Raccolta di scritti in onore di N. Chardziev, Mosca 2000
Avanguardie Russia, Le avanguardie artistiche in Russia, Bari 1979