in basso a sinistra: A. J.
Composizione astrattizzante di un volto ripreso frontalmente. La forma è ovale suddivisa al centro da una forma triangolare che separa in alto due linee orizzontali che fuoriescono dai limiti del volto. La linea a destra è sormontata da un arco. Sotto le linee orizzontali, sono dipinti un tondo nero e uno bianco per lato. In basso è dipinta una linea orizzontale e una a semicerchio. Accanto al volto sono dipinte delle linee verticali ondulate. I colori del volto sono, giallo, rosa e rosso. La parte superiore della testa è formata da linee cromatiche curve. Il fondo è reso con sfumature di rosa chiaro e giallo chiaro.
Figlio di un colonnello dell’esercito, Alexej von Jawlensky proviene da una famiglia aristocratica russa di origine tedesca. Su spinta del padre intraprende la carriera militare ma, affascinato dall’arte che vede per la prima volta all’esposizione mondiale a Mosca nel 1880, si iscrive all’Accademia di Belle arti di San Pietroburgo nel 1889 diventando allievo di Il’ja Repin. Nel 1896, dopo un viaggio in Germania, Olanda e Belgio, dove ammira le opere di Whistler, Puvis de Chavannes e Turner, decide di congedarsi dall’esercito e si traferisce a Monaco di Baviera per seguire la sua passione per l’arte. Qui comincia a conoscere nuove sperimentazioni artistiche entrando in contatto con Kandinskij, Kubin e Klee. Negli anni seguenti farà numerosi viaggi in Europa, soprattutto a Parigi dove esporrà al Salon d’Automne. In questa occasione conosce Matisse di cui rimane profondamente entusiasta: scopre la potenzialità espressiva dei colori e la sua ricerca cromatica si accende di tonalità, interessandosi sempre meno alla rappresentazione naturalistica. Tra il 1906-7 recepisce la lezione compositiva e cromatica di Cézanne portandolo a creare opere dalle delicate sfumature tono su tono che rendono la sua pittura più intimistica. Sempre in quegli anni a Monaco incontra il pittore Willibrord Werkade che gli fa conoscere la pittura di Gauguin e i Nabis. Influenzato dallo stile cloisonné, Jawlensky applica alle sue figure questo stile contornandole ora dal blu di Prussia. Dal 1908, soprattutto nei ritratti femminili, si evidenzia uno stile in cui i colori sono accesi e stesi in maniera monocroma mentre le forme, segnatamente contornate, divengono sempre più stilizzate alla ricerca della sintesi. L’anno seguente fonda con Kandinskij e altri artisti la “Nuova associazione degli artisti” le cui opere verranno esposte a Monaco e da cui poi prenderà vita il gruppo del “Cavaliere Azzurro”. Nel 1910 conosce Franz Marc mentre l’anno seguente trascorre l’estate a Prerow sul Mar Baltico dove dipinge paesaggi dai colori forti e antinaturalistici. Datano 1911-1912 invece delle grandi teste monumentali, quasi esclusivamente femminili ispirate alla moglie Helene, dalle tinte accese e dalle forme appena contenute nei contorni scuri che divengono l’icona di una forza femminile primordiale che si ispira all’estasi dei sensi e dello spirito. Nel 1913 cambia tendenza espressiva e il volto femminile comincia ad allungarsi divenendo più aspro e dai colori scuri. Dopo aver trascorso in Italia a Bordighera due settimane nel 1914 da cui sono scaturiti circa una ventina di paesaggi dai colori meno pastosi ma luminosi, l’artista, allo scoppio della guerra, come tutti i cittadini russi, deve lasciare la Germania e si rifugia in Svizzera a Saint-Prex con la famiglia. Per Jawlensky si tratta di un evento traumatico di forte impatto emotivo che lo conduce ad una sempre più intensa spiritualità che naturalmente si riflette anche nelle sue opere. Dopo aver sviluppato la sua prima serie “Variazioni su un tema paesaggistico”, nel 1917, trasferitosi a Zurigo, dove comincia altre due serie: le “Teste mistiche” ed i “Volti di santo”, ovvero volti stilizzati di donne dipinti sino al 1919 e icone di un visionario volto di Cristo dipinte sino al 1921. Da questa indagine su temi seriali, l’artista intuisce che era necessario dipingere un sentimento religioso ed esso poteva essere espresso solo con un volto umano. Ecco perciò che dal 1918 inizia la serie “Teste astratte” opere che si manifestano in un linguaggio pittorico fortemente geometrico e quasi monocromo, dove i volti sono privi di sguardi espressivi ma rivolti a vedere internamente il proprio io. Questa serie continuerà ad essere dipinta dall’artista sino al 1935, anche se ormai Jawlensky comincia ad aver difficoltà a lavorare per via dell’artrite deformante. L’ultima sua serie sono le “Meditazioni” icone di piccole dimensioni che concluderà nel 1937 quando ormai non riuscirà più a dipingere. Ora il volto umano è inteso come la rappresentazione di Dio visibile, estremamente stilizzato e reso con pennellate verticali e orizzontali, tanto da somigliare in taluni casi ad una croce. (A. Bianconi Jawlensky, “Alexej von Jawlensky, espressionismo e spiritualità”, in “Kandinsky, Vrubel’, Jawlensky e gli artisti russi a Genova e nelle riviere. Passaggio in Liguria”, a cura di F. Ragazzi, Edizioni Gabriele Mazzotta, Milano, 2001, pp. 63-67). L’opera della collezione De Martiis, “Maschera”, fa parte della serie “Teste astratte” iniziata nel 1918 e si caratterizza, come in altre composizioni simili, da una struttura codificata con medesime forme geometrizzanti. Nel caso di Cividale il volto ovale è solcato al centro dal lungo naso triangolare e in basso da una linea orizzontale e una sottostante curva che evoca il labbro inferiore, come in tante varianti di questa serie. Qui rispetto ad altri esempi simili, sotto gli oggi chiusi a fessura compaiono, uno per lato due tondi: nero a sinistra e bianco a destra. Ai lati del volto, sono tratteggiate delle forme allungate e ondulate che raffigurano i capelli. Aspetti caratterizzanti tutta la serie sono la suddivisione cromatica del volto in due sezioni, qui giallo ocra e rosso cupo, per suggerire una sorta di ombreggiatura, e gli occhi chiusi di cui quello destro sormontato da un sopracciglio curvo. La parte superiore del dipinto è formata da elementi cromatici curvilinei che qui evocano un copricapo, ma che in altre varianti dello stesso tema si intuisce si tratti della chioma. L’opera si trovava nel 1998 nella collezione Boris Gribanov di Praga, poi nella collezione Mihaiils Faktarauskas nel 2004 a Riga e nel 2006 nella collezione Sandro Termini di Trieste (Emblemi delle Avanguardie Russe. Collezione De Martiis, a cura di S. Colussa, Tolmezzo (UD) 2021, p. 20).
Emblemi Avanguardie, Emblemi delle Avanguardie Russe. Collezione De Martiis, Tolmezzo (UD) 2021
Cecchetto S., Emblemi dalle avanguardie, in La collezione famiglia De Martiis a Cividale del Friuli, Cividale del Friuli (UD) 2020
Jawlensky Bianconi A., Alexej von Jawlensky, espressionismo e spiritualità, in Kandinsky Vrubel' Jawlensky e gli artisti russi a Genova e nelle Riviere. Passaggio in Liguria, Milano 2001