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in basso a destra: Татлин
Figura maschile vestita di bianco, indossa una lunga camicia annodata in vita con una cintura. Ha barba bianca e capelli neri. È ritratto in piedi leggermente inclinato sul fianco destro, mentre il braccio sinistro poggia sul fianco sinistro. Sullo sfondo è delineato un paesaggio geometrizzato con un prato verde e il cielo blu.
Vladimir Evgrafovič Tatlin dopo una formazione presso l’istituto d’arte di Mosca comincia la sua attività artistica come pittore di icone per poi intorno agli anni Dieci a partecipare alle principali manifestazioni artistiche d’avanguardia a Mosca e San Pietroburgo. Influenzato dall’arte francese post impressionista, dopo un breve soggiorno a Parigi nel 1913 dove vede i collages polimaterici di Picasso, a partire dal 1915 lascia il linguaggio cubo-futurista per un’arte realizzata con materiali polimaterici creando rilievi dipinti e rilievi angolari o contro rilievi, convinto che la tela fosse troppo limitata per contenetre la tridimensionalità. Nel 1917 abbraccia le idee rivoluzionarie e prende parte attiva alla definizione di una nuova cultura divenendo direttore della sezione arti figurative del Dipartimento moscovita del Commissariato del Popolo per l’istruzione. Nel 1919 progetta il Monumento alla Terza internazionale, una torre metallica a spirale di circa 400 metri, tuttavia mai realizzato ma che diventa il suo indiscusso capolavoro. Dopo aver iniziato a lavorare per progetti teatrali, impiego che porta avanti per tutta la vita, nel 1924 diviene Direttore del Dipartimento della cultura dei materiali nell’ambito dell’Inchuk, e a Mosca al Vchtemas dove istituisce corsi di cultura materiale. Tra il 1929 al 1932 sviluppa il progetto Letatlin, ovvero una specie di macchina volante, una sorta di sintesi tra arte e tecnologia. L’opera pittorica della collezione de Martiis risente della sua prima formazione dove la cultura tradizionale russa e l’influenza del Neoprimitivismo si fondono a scomporre la forma su piani diversi sino a giungere a pure forme geometriche. L’imponente contadino qui rappresentato è un anziano uomo dalla folta barba bianca e da una capigliatura nera che si caratterizza da due forme geometriche triangolari. È colto sopra una sorta di promontorio con una posa arcuata verso sinistra per il riguardante, mentre il braccio sinistro è appoggiato al fianco. Egli indossa la Kosovorotka, ovvero la tradizionale camicia russa a maniche lunghe che scende oltre ai fianchi indossata fuori dei pantaloni e fermata da una cintura. Alle spalle è rappresentato geometricamente un prato verde e il cielo blu solcato da forme arcuate che evocano la pittura cubo-futurista. Secondo la puntuale analisi di Giovanni Boschetti, esperto in icone russe e pittura russa di avanguardia, nella sua relazione di expertise individua nel personaggio rappresentato un certo Bogdan Sabinin di Domnino che nel 1619 ricevette dallo zar delle terre come ricompensa per i meriti acquisiti dal suo patrigno Ivan Susanin. Egli sarebbe quindi il simbolo del mondo contadino spesso raffigurato nell’arte tradizionale russa e in particolare nel bozzetto del costume per l’opera di Glinka “Life for the Tsar” del 1913, sicuramente fonte di ispirazione per questo dipinto. Attribuito dall’esperto a Tatlin viene collocato cronologicamente tra anni Dieci e Venti del XX secolo come opera definitiva o variante dei primi studi e bozzetti. L’opera proveniva dalla collezione russa eredi Sergej Popov di Berlino del 2010 e nel 2017 si trovava nella collezione Georg Soldatenko di Dubai (Emblemi delle Avanguardie Russe. Collezione De Martiis, a cura di S. Colussa, Tolmezzo (UD) 2021, p. 74).
Emblemi Avanguardie, Emblemi delle Avanguardie Russe. Collezione De Martiis, Tolmezzo (UD) 2021
Collezione Famiglia De Martiis Cividale, La collezione famiglia De Martiis a Cividale del Friuli, Cividale del Friuli (UD) 2020