soffitto, ambito friulano, XVI

Oggetto
soffitto a pettenelle
Soggetto
busti maschili
Ambito culturale
ambito friulano
Cronologia
1510 ca. - 1530 ca.
Misure
cm - altezza 24, larghezza 39
Codice scheda
OA_133017
Collocazione
Cividale del Friuli (UD)
Collezione privata

Le 5 pettenelle superstiti del soffitto versano in precario stato di conservazione presentando più o meno forti abrasioni nella dipintura e, in alcuni casi, rotture nel supporto. Lo spazio dipinto è inquadrato da una doppia cornice il cui campo è decorato quasi sempre a finto marmo – tranne in un caso, dipinto di rosso – e sul quale sono raffigurati ritratti maschili su fondo scuro inseriti in ghirlande di alloro fermate da un nastro bicolore, rosso e bianco. In alcune pettenelle sono ancora visibili i segni incisi con il compasso che servivano da guida nella realizzazione delle ghirlande.

Il soffitto fu scoperto e smontato nei primi anni settanta durante alcuni lavori di ristrutturazione; successivamente venne smembrato e in parte disperso. Non è nota l’originaria disposizione né il numero delle pettenelle originario. Le tavolette presentano forti analogie con un nucleo costituito da 18 pettenelle (comparse sul mercato antiquario agli inizi degli anni novanta del Novecento e di cui si è persa traccia, con un gruppo di 4 tavolette in collezione privata a Pordenone e con il soffitto B di palazzo de Portis a Cividale, tali da suggerire l’attribuzione della paternità alla stessa bottega. Identiche, infatti, sono sia la soluzione adottata per il fondo – che in tutti i nuclei talvolta è privo di screziature, mentre in altre si presenta scuro e con un trattamento a finto marmo – sia la tipologia scelta per incorniciare i volti, costituita dalle stesse ghirlande fermate da un nastro di due colori, rosso e bianco. Anche i ritratti presentano forti analogie, sia iconografiche sia stilistiche. Sono infatti del tutto simili gli abiti rappresentati, le fisionomie e i caratteri somatici degli effigiati. Analoga, infine, è la modalità e la conformazione con cui vengono realizzati alcuni particolari dei volti. Come ha rilevato Fulvio Dell’Agnese – che aveva già esaminato il nucleo in collezione privata –, la realizzazione di questi cicli può essere assegnata a due diversi esecutori della medesima bottega: in 8 di esse è possibile ravvisare l’impegno di una mano più esperta che risolve i dettagli dei volti – in particolare la capigliatura, le sopracciglia e i lineamenti di naso e occhi – in maniera più curata e naturalistica, mentre nelle restanti pettenelle il tratto si fa più veloce e corsivo ed è evidente il ricorso a semplificazioni grafiche e a standardizzazioni94. A quest’ultimo pittore va probabilmente assegnata l’esecuzione delle pettenelle di palazzo Boiani, nelle quali ricorrono le stesse soluzioni adottate nella resa dei particolari del volto, mentre al primo andrebbero assegnate alcune tavolette del soffitto B di palazzo de Portis. Si tratta di pittori, pur se non ancora individuati, di ambito friulano e a conoscenza dell’attività di Gianfrancesco da Tolmezzo, al quale sembrano ispirarsi e aver preso lo spunto per la realizzazione delle pettenelle. Stilisticamente sono collocabili tra il secondo e il terzo decennio del XVI secolo, forse realizzate durante i lavori seguiti al sisma del 1511 e, molto probabilmente, a questo stesso momento va fatto risalire l’aggiornamento, armonizzandolo con il nuovo, del soffitto presente nell’ambiente adiacente, più antico pure se solo di pochi decenni. La committenza può essere attribuita a Francesco Boiani o a uno dei figli Federico, Eustachio o Venceslao. Quest’ultimo, celebre umanista, pare tuttavia il più probabile: in alcune pettenelle, infatti, sembra di poter riconoscere – oltre al volto del fratello Eustachio, noto agronomo – i ritratti di personaggi illustri che Venceslao aveva avuto modo di conoscere e frequentare, tra i quali, in particolare, Gian Matteo Giberti – datario e vescovo di Verona dal 1524 – e Francesco Berni, segretario del prelato e celebre poeta burlesco. Si tratta solo di un’ipotesi, seppur suggestiva, visto che – per lo meno in ambito friulano – non sono noti casi di pettenelle dipinte con ritratti dal vero, ma che trova un parziale sostegno dal fatto che, proprio negli anni in cui probabilmente venne realizzato il soffitto, Venceslao fu incaricato da Giberti, tramite il Berni, di riformare la chiesa e gli altri edifici dell’abbazia di Rosazzo, in rovina per i danni causati sia dagli eventi bellici del primo decennio del Cinquecento sia per il sisma del 1511.

BIBLIOGRAFIA

Fratta de Tomas F., Soffitti lignei in Friuli fra Medioevo e Rinascimento, Cinisello Balsamo (MI) 2019

Fratta de Tomas F., XV. Soffitti lignei dipinti a Cividale del Friuli, in Tabulae Pictae. Pettenelle e cantinelle a Cividale fra Medioevo e Rinascimento, Cinisello Balsamo (MI) 2013

Bonessa E., XVI. "Di rosso alla fascia d'argento". L'araldica cividalese quale fonte documentaria, in Tabulae Pictae. Pettenelle e cantinelle a Cividale fra Medioevo e Rinascimento, Cinisello Balsamo (MI) 2013