in basso a sinistra: ZONA.
Ritratta in età matura, Louise Loy Smart è ripresa a tre quarti di figura, con le mani appoggiate allo schienale di una sedia coperto da un prezioso scialle multicolore. Questa nota cromatica, insieme a quella del nastro rosa dell'acconciatura e al bianco caldo delle bordure in pizzo e degli ampi polsi di merletto, contrasta con il nero del vestito.
Louise Loy Smart (1810-1888) era nata a Trieste ed era figlia di Giuseppe Loy e Giustina Pittoni de Dannenfels. Dal matrimonio con Thomas Smart (1789-1869), celebrato nel 1827, Louise ebbe otto figli, due maschi e sei femmine, di cui quattro morirono prematuramente e solo due vissero fino a tarda età, Guglielmina (1827-1906) e Ada (1837-1912). I coniugi nel 1867 si trasferirono a Gorizia dove acquistarono la villa settecentesca già proprietà dello storico Carlo Morelli, e poi della famiglia della Torre, che si trovava alla fine dell’antica via Studenitz, denominata da allora Villa Louise in onore della nuova proprietaria. Due anni dopo, a ottant’anni, Thomas Smart morì, mentre Louise, molto più giovane, rimase in vita fino al 1888. Il ritratto giunto in eredità ai Coronini nel 1912, alla morte di Ada, l’ultima della famiglia Smart, si può datare tra il 1850 e il 1855, come suggerirebbero sia l’età della donna, già matura ma non ancora sfiorita, sia i caratteri dell’abito che, secondo la moda della metà del secolo, guadagna ampiezza con la crinolina e corregge la severità del nero con il tocco civettuolo delle morbide sottomaniche di pizzo e il leggero profilo che accompagna la scollatura. Coerente con l’abbigliamento, l’acconciatura bassa, con i capelli spartiti in mezzo e raccolti sulla nuca, salvo pochi riccioli lasciati liberi ai lati del viso, rispecchia la moda austera di quegli anni, che non esclude, tuttavia qualche frivolezza, come il doppio nastro di seta rosa e velo nero che incornicia il viso e si appoggia sulla spalla, nota cromatica utile a vivacizzare l’intonazione scura del dipinto. Un altro indizio è l’assenza di gioielli: scomparsi orecchini pendenti e collane, la donna del 1850 punta sulla modestia e sulla discrezione, limitando i preziosi alla vera nuziale e a qualche perla infilata tra i capelli. Anche se non fosse firmato, il dipinto farebbe pensare subito ad Antonio Zona, ritrattista caratterizzato proprio dalla capacità di enfatizzare la dolcezza d’animo che esprime Louise Loy e, in genere, i buoni sentimenti.
Malni Pascoletti M., Schede, in Donne allo specchio. Personaggi femminili nei ritratti della famiglia Coronini, Gorizia 2017