Il soffitto, non più in opera, è costituito da 93 pettenelle che misurano in media 30 × 20 cm e spesse 3 cm. Fanno eccezione quattro tavolette di dimensioni più piccole e di forma quadrata, forse perché collocate alle estremità del soffitto. Le cantinelle che si conservano presentano una decorazione di tipo geometrico a losanghe rosse e azzurre, lo stesso motivo utilizzato anche per le cornici degli affreschi di palazzo Ricchieri (inizi del XV secolo) con scene allegoriche e cavalleresche. L’ambientazione delle scene si svolge quasi sempre all’aperto – su un prato con alcuni alberelli sullo sfondo – mostrando talvolta alcuni elementi funzionali al racconto, quali piccoli edifici, torri, padiglioni e fontane. Il racconto illustrato nel soffitto risulta essere quindi composto da spunti narrativi diversi, ispirati alla tematica cortese. Nel soffitto compare, tra le altre, l’illustrazione della vicenda di Piramo e Tisbe, storia narrata da Ovidio e rielaborata nel XII secolo dalla lirica cortese d’ispirazione classica; tema molto diffuso anche nell’iconografia profana di soggetto simbolico- allegorico e d’argomento amoroso. Alti episodi hanno per protagonisti cavalieri impegnati nelle prove più disparate, in scontri con animali reali o fantastici – orsi, draghi e unicorni per esempio – esseri mostruosi – alcuni con coda, altri con grandi orecchie appuntite – oppure uomini selvaggi. In un gruppo di pettenelle è possibile riconoscere la raffigurazione di un vero e proprio topos narrativo medievale, la cattura della cerva bianca.
Il soffitto, decorato con scene a carattere narrativo, proviene da un ambiente al piano terra dell’antica “Osteria del Moro”, che – prima della divisione seicentesca – era parte di un edificio contiguo al più famoso palazzo Ricchieri di Pordenone. In base ad affinità sia stilistiche sia iconografiche, queste pettenelle furono prodotte molto probabilmente dalla stessa bottega di pittori responsabile dell’esecuzione di un altro gruppo di tavolette recuperate da un palazzo in corso Vittorio Emanuele a Pordenone e conservate anch’esse presso il Museo civico della città. Entrambe queste imprese decorative andrebbero cronologicamente collocate ai primi decenni del XV secolo.
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