La pianeta, di forma allungata, non originaria, con ampia scollatura sul davanti, è realizzata con velluto tagliato unito di colore cremisi composto da più pezzi assemblati ed è decorata da due croci ricamate realizzate con velluto nero. Una tela di lino color ecrù, non originale, fodera l’interno. Nelle croci, figure a mezzobusto raffiguranti Santi, sono inserite all'interno di formelle polilobate definite dall'intreccio di due tralci, resi nei colori verde e giallo con fiori a tre petali, completati lateralmente da foglie verdi e cardi. Sulla croce anteriore e posteriore solo alcune raffigurazioni sono identificabili iconograficamente. Sono santi e sante descritti nei particolari, con la tecnica del ricamo a punto spaccato con sete policrome, a punto posato con i filati d’argento e d’oro. Ai lati dell'estremità inferiore della croce sono ricamati un corno con campanelli e la metà anteriore di un cavallo rampante.
Prima del restauro la pianeta si presentava completata con inserti di tessuto estranei che ridimensionavano la foggia originaria, o quantomeno precedente il 1970. Durante il restauro sono state in particolare modo indagate e individuate le posizioni di alcuni ricami, alcuni di questi sono stati ricostruiti permettendo la lettura di alcune figure, particolarmente quelle relative alle due formelle dei bracci della croce posteriore. Le due croci ricamate sono le parti più singolari e importanti del parato sotto il profilo artistico. Il manufatto è stato con molta probabilità eseguito da ricamatori, su cartone realizzato da un pittore. La preziosità tecnica e materica del ricamo, particolarmente per l'assenza di tessuti quali taffetas o tela di lino, consueti come supporto del ricami figurati prodotti dalla metà del secolo XIV, e poi trasposti su tessuti pregiati, giustificano la datazione di questo esemplare alla metà del XIV secolo. Alcuni elementi dell' iconografia sono pertinenti alla metà del secolo XlV. Il legame con l'arte trecentesca si rileva nell'impostazione del decoro e nel raffinato naturalismo dei personaggi rappresentati. l riferimenti con immagini dell'iconografia di santi venerati in Friuli appare possibile e va considerata l'ipotesi che il committente del ricamo possa essere stato il patriarca Bertrando. Lo stesso disegno o cartone preparatorio al ricamo potrebbe essere di Vitale da Bologna del quale si avverte assonanza stilistica del ricamo. L'artista dipinge tra il 1348 - 1349 due cicli d'affresco e fu chiamato a Udine proprio dal patriarca Bertrando (cfr. GNUDI - CASADIO 1990). Nondimeno, in talune delle raffigurazioni ricamate (il Redentore e Sant'Andrea) si trovano affinità con quelle dei Santi Ermagora e Fortunato dipinte da Matteo Giovannetti nel trittico conservato al museo Correr di Venezia. L'analisi tecnica dei tessuti è stata effettuata soltanto per il velluto cremisi, la presenza del ricamo sul velluto nero ha permesso so lo un suo parziale riscontro dei dati.
Bertone M.B., I tessili dei Patriarchi. Paramenti sacri dal XIII al XX secolo nella Cattedrale di santa Maria Annunziata, Tolmezzo (UD) 2016
Drappi velluti, Drappi, velluti, taffetas et altre cose, Siena 1994