Maria ed Elisabetta si salutano abbracciandosi sui gradini della soglia di casa; sullo sfondo alberato si scorgono due figure maschili barbute, l'una, a sinistra, identificabile con ogni probabilità con Zaccaria, l'altra, anziana, di spalle, nella quale è possibile riconoscere san Giuseppe, intento a occuparsi di un fagotto.
L’esecuzione delle quattro grandi tele di soggetto mariano commissionate al maestro dal conte Giovanni Filippo Cobenzl per la cappella della sua residenza di Reisenberg è documentata da alcune lettere di Caucig. Il 2 aprile 1808 egli scriveva infatti all’amico Pietro Nobile: “Jo tiro avanti con li miei quadri della capella sul monte, Lorenzo Sachetti la dipingerrà fussimo assieme sul monte ‒ prese le misure dei comparti”. Il 22 agosto dello stesso anno comunicava che “La Capella del conte è terminata e alocati li miei quadri, che fanno un ottimo effetto”.
Oltre a fornire una datazione precisa, le missive rivelano che le quattro opere, raffiguranti l’Assunzione di Maria, la Visitazione, la Fuga in Egitto e la Nascita di Maria, dovevano essere inserite in una quadratura architettonica dipinta, realizzata dal decoratore e scenografo Lorenzo Sacchetti. A oggi si conservano la Visitazione, in esame e, frammentaria, l'Assunzione di Maria.
Il richiamo ad artisti bolognesi del XVII secolo, come Domenichino, Guido Reni e Guercino, appare evidente Visitazione che rivela la consueta abilita dell’artista nel disporre le figure, con il solido abbraccio di Maria ed Elisabetta alla cui classica bellezza si contrappongono le due figure maschili in secondo piano. Tipico del gusto neoclassico che Caucig aveva appreso dai colleghi francesi attivi nell’Urbe e l’uso prevalente di tinte fredde su cui si inserisce spesso un dettaglio di colore rosso e a cui si associa la stesura finale di un sottile strato di vernice lucida, che conferisce alla superficie pittorica un aspetto quasi porcellanato.
I brani naturalistici sul fondo e il dettaglio delle erbe accuratamente descritte in primo piano riflettono infine la particolare sensibilità per il paesaggio che Caucig aveva maturato fin dall’epoca del soggiorno romano.
Bragaglia Venuti C., Francesco Caucig goriziano, 1755-1828. L'uomo, l'artista, il testimone di un'epoca, Udine 2023