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verso, in alto a sinistra in obliquo: scaffale anni '90/2000 / indicativamente 2000
verso, in basso al centro entro il riquadro del timbro: Silvia Vietri Giso / per / l'Ateneo di Trieste / 17/9/23
La composizione mostra una figura centrale, stilizzata e frammentata, che sembra dissolversi e fondersi con lo sfondo. La sagoma è definita da pennellate ampie e decise, prevalentemente in tonalità scure, con contrasti di colore che suggeriscono una sensazione di movimento e disintegrazione.
L’opera è pervenuta nelle collezioni dell’Ateneo triestino grazie alla donazione di Silvia Vietri Giso e Anna Maria Reggiani, nell’importante occasione del Centenario dell’Istituzione, ed è stata esposta alla mostra “1924-2024. Un secolo di storia dell’Università degli Studi di Trieste. Immagini e documenti”, (Trieste, Castello di San Giusto, 2024).
Roberto Costella (2012) scrive: "Pittore e intellettuale, di origini opitergine ma bolognese di adozione, Tullio Vietri ha partecipato alle mostre Pittura Italiana a Los Angeles (1960), Disegno Italiano a Berlino (1960), Pittura Italiana dal Futurismo ad oggi al Museo d’Arte Moderna di Parigi (1966) e alla IX Quadriennale romana (1965-1966).
Artista figurativo sostenuto da una lucida coscienza storico-culturale e ideologico-estetica, Vietri ha interpretato pittoricamente la storia sociale d’Italia dalla fine degli anni Cinquanta al 2008, attraverso la rappresentazione dei Volti e degli Alberi, delle Campagne e delle Periferie, delle Strade e delle Piazze d’Italia, temi ricorrenti eletti a soggetto emblematico. [...] Nelle Periferie del nuovo millennio la presenza umana latita: difficile comprendere se l’assenza è apparente o reale, se è causata dall’invivibilità o determinata da coercizione abitativa nei nuovi e anonimi quartieri. Pochi individui dispersi costituiscono una presenza residuale e indistinta come si vede anche in "Figura in dissoluzione", che risulta inavvicinabile, squilibrata e senza più identità: si tratta di una condizione di vita estrema, sempre più drammatica che, attraverso l’eclisse della forma, denuncia la perdita di idee e idealità, di progetto e progettualità, di vita e vitalità, denunciando la critica situazione esistenziale dell’Occidente contemporaneo."
Costella R., Tullio Vietri, Oderzo 2001