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in basso a destra: G. Paulini / [data illeggibile]
La notevole natura morta, quasi una scena da bodegón spagnolo seicentesco, dispiega la sua muta armonia attraverso gli oggetti e gli ortaggi armoniosamente disposti sul piano ligneo. Su di esso sono appoggiati alcuni elementi per lo più metallici: un vassoio di peltro, un fiasco, un mortaio d'ottone, un mestolo, una cuccuma di rame e una coppa con coperchio e manico. Il vasellame da cucina è intervallato da alcuni ortaggi (una carota, una ciotola colma di ravanelli, una cipolla, una testa d'aglio e un rafano appoggiato su una grattugia) anch'essi disposti sulla tavola. La luce illumina gli oggetti e gli ortaggi vivificandoli ed indagandone sapientemente le caratteristiche fisiche, attraverso i bagliori che colpiscono le diverse superfici, con un'attenzione pittorica che riesce ad estrarre tutte le più piccole sfumature, i bagliori, le consistenze.
La firma, scarsamente leggibile, attesta la realizzazione del dipinto, databile forse allo scadere del XIX secolo, da parte della pittrice dilettante Giuditta Paulini, moglie di Luigi Comel. Tuttavia, non si può escludere un intervento dello stesso Comel, a causa della sapienza compositiva e dell'ottima resa pittorica di questa suggestiva natura morta. A tal proposito il figlio Alvise commenta come la maggior parte delle nature morte fossero state realizzate "quasi essenzialmente durante il periodo roveretano" (1895-1913), addentellato che non può che confermare la datazione del dipinto.