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Il dipinto, raffigurante un gruppo di case di montagna con edifici rustici annessi, in un paesaggio verdeggiante e solitario che ha per fondale una possente catena montuosa, si distingue per le pennellate dense e quasi striate, declinate nei toni ombrosi del verde e del grigio della catena montuosa alle spalle, forse nell'annunciarsi di un temporale. Spiccano per una luminosità più decisa i casolari in primo piano, nei quali è saggiata con precisione la consistenza materica dei muri, delle forometrie e la massa più scura dei tetti.
Il paesaggio, chiuso sul fondo da una catena montuosa, è forse associabile alle vedute raffiguranti il paesaggio goriziano o friulano, angoli così cari all'artista. La silloge dei paesaggi isontini e friulani, ma anche trentini, prende vita e forma entro un intervallo di tempo piuttosto ampio dalla fine del XIX secolo alla prima metà degli anni Venti del XX secolo, ovvero tra gli anni trascorsi a Rovereto all' imperial-regia Scuola Reale Elisabettina (1895-1913), il rientro a Gorizia nello stesso 1913 e il trasferimento a Vienna durante la parentesi bellica, tra il 1915 e il 1918. L'ultimo periodo di attività coincide con il definitivo e stabile ritorno nella città natale a partire dal 1919.