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Il dipinto rappresenta il Parco di Lucinico presso Gorizia. Nella sezione inferiore a destra, il prato, in pieno sole, scintilla di sfumature che la luce crea quasi su ogni stelo, sapientemente rese in punta di pennello. Al limitare, la massa più scura dei gruppi cespugliosi che gettano la loro ombra sul tappeto erboso, si addossa ai maestosi cipressi che, stagliandosi in controluce sul cielo solcato da cirri, chiudono la composizione nella sezione superiore. La presenza umana è suggerita dal muretto basso a sinistra, del quale Luigi Comel indaga la consistenza e la grana di ogni singola pietra.
L'opera, databile intorno al 1914, e dunque coincidente con il ritorno di Luigi Comel nella città natale, dopo l'importante esperienza didattica roveretana alla Scuola Reale Elisabettina, in qualità di docente di disegno a mano libera (1895-1913), offre la sua suggestione panica al riguardante nel silenzio incorrotto che la rappresentazione del parco suggerisce. Come scrive acutamente il figlio Alvise, infatti, l'arte di Luigi Comel "si collega alla mentalità dell'Ottocento che concepisce il bello così come i sensi direttamente lo percepiscono dalle sembianze delle cose".
Comel A., Luigi Comel pittore goriziano 1866-1934, Udine 1976