Noi usiamo i cookies
Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Le informazioni raccolte attraverso i cookies di tracciamento e performance non identificano alcun visitatore individuale. Se vuoi aiutarci a garantire un servizio migliore premi il pulsante [Accetta], altrimenti scegli [Rifiuta]. Per maggiori informazioni leggi l'informativa estesa sull'uso dei cookie.
Il dipinto raffigura in primo piano una giovane donna a tre quarti di figura, mentre con una mano sorregge un candeliere e con l'altra scherma la luce, prodotta dalla fiamma, che si riverbera sul suo viso e rileva gli orecchini con pendente, il pendente a croce adagiato sul petto, il corpetto della veste, adornato da fiocchi che scintillano nella penombra e la consistenza serica della gonna, su cui balugina un mazzo di chiavi di ferro. L'ombra della ragazza si staglia sul muro, mentre alle sue spalle un giovane baffuto, con cappello, protende il viso, parzialmente in ombra, sulla spalla di lei in atto di scoccarle un bacio, mentre il lume riportato evidenzia alcuni dettagli ornamentali: l'orecchino e la spilla appuntata al nastro che sporge al centro del colletto candido. La scena notturna, rischiarata dal lume di candela, rivela e nasconde allo stesso tempo alcuni dettagli fisiognomici dei due personaggi, grazie al sapiente contrasto tra l'ombra e la luce.
Il suggestivo dipinto si distingue per l'abilità di Giuseppe Tominz nel concepire non solo una fonte di luce interna all'opera, alla maniera della pittura olandese della prima metà del XVII secolo, ma anche, attraverso la mano della giovane donna che ripara la fiamma della candela, a complicare ulteriormente il gioco luministico di ombre riportate e di lampi improvvisi che rilevano o adombrano i dettagli e i particolari di questa gustosa scena sui generis. Secondo Alessandro Quinzi, l'opera va identificata con il quadro esposto nell'autunno del 1835 presso il Teatro Grande di Trieste nell' ambito della mostra personale del pittore goriziano in cui è presente, fra le altre opere, anche il Ritratto della famiglia Frussich, attualmente presso la Narodna galerija di Lubiana, una delle più importanti composizioni nel genere della conversation piece. Lo stesso studioso riporta anche la recensione della suddetta mostra, pubblicata su L'Osservatore Triestino nello stesso anno, in cui l'iconografia del dipinto è descritta nei suoi elementi essenziali come "Una contadina in tempo di notte scherzosamente inseguita da un giovinetto, il quale invano tenta di smorzare la lucerna che tiene in mano".
Quinzi A., Giuseppe Tominz, Trieste 2011, 13
Pinacoteca Musei, Repertorio di ulteriori opere della Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Malni Pascoletti M., Aureo Ottocento. La collezione di gioielli dei Musei Provinciali di Gorizia, Udine 1989
Marini R., Giuseppe Tominz, Venezia 1952, passim