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Il giovane uomo a mezza figura con un braccio mollemente adagiato sulla sommità di un plinto di pietra e lo sguardo sicuro, fissato sul riguardante, sfoggia un abbigliamento di sobria ma ricercata eleganza che si può cogliere a partire dalla candida camicia, serrata al collo da un foulard scuro, sotto il panciotto blu, sulla quale riluce in piena evidenza un grosso bottone d'oro. La falda della giacca nera è ornata da una fila di quattro bottoni d'oro e altri tre bottoni dorati si scorgono sul polsino, dal quale emerge la mano, impreziosita al mignolo da una veretta probabilmente in argento, oro e pietre preziose, forse diamanti. L'insistita precisione del pennello esalta volutamente l' ornamentazione del personaggio a testimonianza muta del suo status elevato. Un sorriso di appena accennato autocompiacimento scocca a fior di labbra e la capigliatura corvina alla moda, unitamente alla barba, incorniciano il volto che risplende al centro, vero perno di tutta la composizione, nonostante il teso chiaroscuro che informa l'opera.
Acquisito nel 1981 insieme al dipinto raffigurante la Donna con candela (OA_135925, ID 863571), il ritratto di questo giovane ed elegantissimo uomo, purtroppo rimasto anonimo, è stato probabilmente realizzato entro un intervallo cronologico che coincide grossomodo con il secondo quarto del XIX secolo. Il contesto sostanzialmente triestino in cui si inserisce l'attività artistica di Tominz in questo stesso lasso temporale, è denso di adesioni ad eventi espositivi tenuti soprattutto nel capoluogo giuliano, ma non solo. Dalle tre edizioni dell'Esposizione triestina di Belle Arti nei primi anni Trenta (1831, 1832, 1833), alla Mostra personale presso il Teatro Grande (1835), in cui espone, sia detto per inciso, la citata Donna con candela, all'Esposizione veneziana dell'Imperial Regia Accademia di Belle Arti, nel 1838, sotto gli auspici dell'imperatore Ferdinando I, fino alle Mostre della Società Triestina di Belle Arti, note in generale come Filotecnica, allestite nei locali del Palazzo della Borsa Vecchia, a cui prende parte per ben sette edizioni, tra il 1840 e il 1846. Per quanto riguarda il ritratto maschile in oggetto, è innegabile la grande perizia nella resa veridica non soltanto dei particolari fisiognomici, che, come annota Fabrizio Magani (1995, p. 148), restituiscono un "volto aperto di un borghese dal ricercato abbigliamento", ma anche e forse soprattutto delle diverse consistenze degli abiti, degli ornamenti e degli elementi accessori, resi con un senso tattile e palpabile, grazie alla maestria del pennello, qualità per la quale il pittore goriziano era ampiamente apprezzato da una vasta schiera di committenti ad esaltazione delle loro nuove "virtù borghesi".
Quinzi A., Giuseppe Tominz, Trieste 2011, 13
Pinacoteca Musei, Repertorio di ulteriori opere della Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Giuseppe Tominz, Giuseppe Tominz. L'arte delle virtù borghesi. Guida alla mostra, Trieste 2002
Magani F., Schede, in Ottocento di frontiera. Gorizia 1780-1850. Arte e cultura, Milano 1995