in basso a destra: MOCCHIUTTI 54
Figura femminile seduta a terra nell'atto di portarsi alla bocca del cibo. La composizione è quasi del tutto monocroma sui toni del grigio tranne che per lo smalto rosso delle unghie.
Questa straordinaria figura di donna resa in forma perentoria, quasi masaccesca, attraverso un incantato pittoricismo che si contrae a poche note cromatiche in tonalità ribassate fino alla monocromia, rappresenta un unicum nel percorso dell’artista. Una tensione espressiva che si manifesta in pura forma dando origine ad uno schema geometrico elementare reso nelle tonalità del grigio, il “non colore” che fa spiccare la perentorietà del rosso dello smalto sulle unghie delle mani e dei piedi. Un vibrante vitalismo femminile che si distacca dai personaggi solenni della prima metà degli anni cinquanta, un’intuizione ripresa, ma con diversa intonazione, nell’esplosione coloristica degli anni ottanta in opere come La strega (1986), La ragazza con le margherite (1986), La ragazza con il papavero (1986). Cesare Mocchiutti iniziò a dedicarsi professionalmente alla pittura solo nella seconda metà degli anni quaranta, incoraggiato dal critico Curzio Cossa che subito ne aveva intuito le potenzialità. Nel 1947 tenne la prima personale a Palazzo Attems; nel 1951 fu ammesso alla Quadriennale di Roma e, nel 1953, partecipò alla Biennale Triveneta a Padova, cui seguirono personali a Roma e ad Udine. Dal 1961 al 1981 l'artista insegnò decorazione pittorica presso l'Istituto d'Arte di Gorizia, stringendo una profonda amicizia con Agostino Piazza che lo avvicinò all'esperienza della ceramica. Dopo aver lasciato la scuola, l'artista diede inizio ad una nuova fase del suo percorso, contrassegnata da un'esplosione di colore. Le opere di questo periodo furono presentate a Fagagna (1986) e alla Galleria Spazzapan di Gradisca (1987). Nei primi anni novanta un calo alla vista costrinse l’artista a rinunciare alla pittura e a volgere la propria creatività alla scrittura: nacquero i racconti del borgo sullo Judrio, le emozioni dell’infanzia, i campi, i boschi, le storie dei bracconieri. Quasi pausa di riflessione, il tempo della scrittura accese un nuovo impeto creativo apertosi con le suggestive tele della Strega (1999), del Benandante (1999), dei Cantastorie (1998-2000). Nel nuovo secolo Mocchiutti con sorprendente vitalità e ricchezza emotiva riesaminava i luoghi e gli eroi della terra natale e nell’ultima bellissima mostra alla Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo (2005) presentava una trentina di tele degli ultimi due anni in cui, con nuova perentorietà, sintetizzava gesto e colore, rinnovando le immagini di una memoria acutamente vigile e di una inesausta ricerca espressiva volta a rendere le forme ed i colori della nuova, ultima consapevolezza. (DELNERI 2007, p. 186)
Delneri A., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007