dipinto, Cignaroli Giambettino, XVIII

Oggetto
dipinto
Soggetto
san Girolamo Emiliani presenta gli orfani poveri alla Trinità
Autore
Cignaroli Giambettino (1706/ 1770)
Cronologia
1751
Misure
cm - altezza 96.5, larghezza 50.5
Codice scheda
OA_8413
Collocazione
Gorizia (GO)
Musei Provinciali di Borgo Castello
Musei Provinciali. Pinacoteca
Iscrizioni

La composizione verticale vede in basso a destra la figura di San Girolamo Miani che poggia la mano sinistra sulla schiena di un bambino avvolto da un drappo giallo. All'estrema destra sono dipinte le armi deposte del santo. Con la mano destra, San Girolamo indica un gruppo di tre fanciulli in basso a sinistra, di cui uno in ginocchio e due in piedi che tengono in mano un libretto. Al centro della composizione, spostato verso sinistra, Cristo, assiso tra le nuvole, è rivolto verso il santo. E' avvolto in un drappo rosso-arancio e poggia la mano destra sopra il braccio trasversale della croce. Al centro, la colomba dello Spirito Santo e in alto, tra le nuvole, il Padre Eterno dalla veste azzurra e il manto giallo circondato da angioletti e da un angelo coperto da drappo rosso. Due grandi arcate poggianti su un possente pilastro fanno da sfondo alla composizione. Il cielo è azzurro e si scorge in lontanaza a destra un paesaggio collinare .

Ranieri Mario Cossar (1948, pp. 226 e 231) osservava che il dipinto qui esaminato andava probabilmente identificato con il modelletto raffigurante la “Gloria di San Francesco Saverio” ricordato da Giambettino Cignaroli in una missiva al conte Lodovico Attems, datata Verona 16 agosto 1759, in cui l’artista menzionava “la Immagine da me dipinta per l’Eccl:mo Cognato”. Questi era il barone Francesco de Tacco, cognato di Lodovico Attems Petzenstein, nel cui palazzo di Cormòns il dipinto si trovava fino al 1909 quando fu acquistato da Giovanni Cossar per il Civico Museo di Gorizia. Fu Antonio Morassi (1956, p. 252) a segnalare che l’opera era il bozzetto per la pala eseguita da Cignaroli nel 1751 per la chiesa bresciana di San Carlo appartenente all’orfanotrofio alla Casa di Dio. Lo studioso osservava che “questo dipinto d’un colore rossastro a vividi bagliori giallo-arancione, a chiazze rosso cinabro, a sfregiature verdognole, buttato giù a pennellate succose, è quasi identico alla pala finita, salvo poche varianti: esempio eccellente d’un modello cignarolesco”. Giambettino Cignaroli nacque a Verona da Leonardo e Rosa Lugiati; avviato agli studi umanistici e di retorica presso i Gesuiti, si formò come pittore alla scuola di Santo Prunati, dove rimase fino al 1728, anno della morte del maestro. Degli insegnamenti di Prunato, Cignaroli conservò l’adesione ai modelli bolognesi, specialmente a Reni e l’interesse al chiaroscuro plastico. Tra il 1735 e il 1738 soggiornò a Venezia impegnato nella decorazione di alcune sale a palazzo Labia e nell'esecuzione della pala Martirio dei santi Felice e Fortunato per il Duomo di Chioggia. Il soggiorno veneziano lo mise in contatto con la pittura di Giambattista Piazzetta, Federico Bencovich e Giambattista Tiepolo, esperienza che, sostanzialmente estranea al classicismo veronese di Balestra, Dorigny, Brentana, valorizzò il suo stile imprimendovi un’espressività retorica, caratteristica ed originale rispetto alla coeva cultura pittorica veronese. Tornato a Verona (1739), lavorò a ritmi incalzanti per committenti privati e religiosi e, verso la metà degli anni quaranta, iniziò un periodo di trasferimenti, in genere molto brevi, che lo condussero a Bergamo e a Brescia, in Emilia, a Trento e a Torino. La sua fama si espanse anche fuori d'Italia e l'artista, pur non essendosi mai recato all'estero, ottenne importanti riconoscimenti dalle corti di Madrid, di Varsavia, di Dresda e di Vienna. Nel 1764 fu eletto direttore dell'Accademia di pittura veronese, istituzione che ancora oggi porta il suo nome ed in cui erano confluite le accademie “private” di Balestra e dello stesso Cignaroli. La solida preparazione umanistica della prima formazione consentì a Giambettino Cignaroli di svolgere un importante ruolo culturale negli ambienti della Verona illuminista: impersonando la moderna figura di artista professionalmente formato e colto, con interessi storici e didattici, collaborò attivamente con le imprese archeologiche e tipografiche di Scipione Maffei, pubblicò trattati sulla pittura veronese (La serie dei pittori veronesi, Verona 1748) e si dilettò in componimenti poetici. L’artista si spense a Verona nel 1770. (DELNERI 2007, p. 46)

BIBLIOGRAFIA

Delneri A., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007

Šerbelj F., La pittura barocca nel goriziano, Ljubljana 2002

Tavano S., San Girolamo Emiliani presenta gli orfanelli alla Trinità, in Maria Teresa e il Settecento Goriziano, Gorizia 1982

Anelli L., Giambettino Cignaroli, in Brescia pittorica 1700-1760. L'immagine del sacro, Brescia 1981

Malni Pascoletti M., Il Seicento ed il Settecento nel Goriziano, in Enciclopedia Monografica del Friuli-Venezia Giulia, Udine 1980, III/ 3

Tavano S., Il castello di Gorizia e il suo borgo, Trieste 1978

Tavano S., Un "modello" del Cignaroli, in L'immagine di Gorizia, Gorizia 1973

Mostra pittura, Mostra della pittura veneta del Settecento in Friuli, Udine 1966

Morassi A., Una mostra del Settecento a Gorizia, in Arte Veneta, 1956, n. 2

Coronini G., Il Settecento goriziano, Gorizia 1956

Cossar R.M., Storia dell'arte e dell'artigianato in Gorizia, Pordenone 1948