Ritratto di Francesco Tominz raffigurato di spalla a mezzo busto con indosso una redingot di color blu notte sopra un panciotto bianco con piccoli puntini azzurri e una camicia bianca con uno jabot. Orecchino all'orecchio destro.
Erroneamente identificato da Marini con il figlio di Giuseppe Tominz, Augusto (Roma, 1818 - Trieste, 1883), questo ritratto è stato qualche anno più tardi collegato da Coronini all'immagine quarantenne del fratello del pittore goriziano, Francesco. Scrive infatti Coronini, nell'interpretare il motivo che aveva portato Marini a quella conclusione, che "ad assegnare questo ritratto ai primi posti del periodo della decadenza, il Marini deve essere stato indotto dal ragionamento che il presunto effigiato Augusto, primogenito del pittore nato a Roma nel 1818, vi appare almeno quarantenne. Eppure la sensibilità del critico d'arte triestino avvertiva "la limpida efficacia di un segno non immemore del tutto d'un più lieto passato". E l'istinto - proseguiva Coronini nel suo esame - ha avuto ragione contro il raziocinio. Invece di appartenere alla fine del sesto decennio, il quadro deve situarsi intorno al 1830 e raffigura non già il figlio Augusto (che, del resto, a quarant'anni portava la barba), ma l'unico fratello del pittore (1791-1870). Dono dei coniugi Elisa e Giacomo Tominz (4 settembre 1908), il dipinto risulta, infatti, dapprima catalogato al Museo come "ritratto del fratello", le cui fattezze possiamo facilmente riscontrare nel giovanile doppio ritratto del Museo provinciale, fino alla puntuale concordanza del cerchietto d'oro all'orecchio destro. Ma, entro la sostanziale identità, quale cambiamento in un decennio! La generosa sicurezza del giovane cacciatore ha ceduto ad un'aridità sospettosa e "spigolistra", la criniera leonina, diradata, sembra ravviata a nascondere una precoce calvizie, l'energica bocca fremente, pronta alla battuta vivace, è serrata e spento "il limpido sguardo che pareva, tanto era giovane, da padrone del mondo". L'arte fisionomica di Giuseppe Tominz - conclude Coronini - ha potenziato una tragedia d'ogni giorno: il graduale spegnersi d'una giovinezza." (Coronini 1966, p. 114). Precedentemente, Marini, commentando la qualità coloristica di questo ritratto, aveva dubitato della paternità stessa del dipinto affermando, a questo proposito: "[...] il colore ci rende perplessi: è un colore d'un tonalismo più fluido e vivace delle ultime opere, con una tendenza realistica tardo-ottocentesca che non può essere del nostro artista. Infatti - continua - questa tela fu restaurata nel 1905 da L. Seculin, pittore goriziano, con un ingiustificato intervento, evidentemente, nell'opera altrui." (Marini 1952, p. 88). Il padre di Giuseppe e Francesco Tominz, Giovanni (Gorizia, 1768 - 1852, figlio di Matteo Tuminz o Tominz e Maddalena di Giuseppe Sivar), "trafficante cittadino" e "possidente", come riferisce Coronini nella Tavola genealogica della famiglia Tominz, aveva preso moglie due volte. Sposatosi infatti in prime nozze a Gorizia con Marianna Janesig (Gorizia, 1770-1802) e, ancora a Gorizia in seconde nozze, con Caterina Baumaister (Gorizia, 1782 - 1844), ebbe rispettivamente undici figli dalla prima consorte e altri due dalla seconda moglie. Francesco e Giuseppe erano entrambi figli di Giovanni e Marianna Janesig. Nato a Gorizia il 29 luglio del 1791 e deceduto a Gradiscutta il 28 gennaio 1870, Francesco ebbe "numerosa discendenza maschile e femminile", come specifica Coronini, il quale riporta anche l'iscrizione lapidea della "tomba congiunta" dei due fratelli, pressoché coetanei, al cimitero di Gradiscutta. (Coronini, 1966, pp. 37, 42). Francesco Tominz, qui probabilmente raffigurato all'età di quaranta - quarantacinque anni, dovette avere un legame privilegiato con il fratello pittore se, tra i suoi congiunti, eccettuato il padre Giovanni, Giuseppe raffigurò lui soltanto e per la seconda volta (cfr. inv. 311/06). Visibilmente invecchiato, come già osservato da Coronini, il ritratto non fa che rimarcare, secondo chi scrive, l'essenza realistica della pittura tominziana che, neppure quando diviene più personale e intima, cede a edulcorazioni di sorta. (GREGORAT 2007, p. 106)
Gregorat S., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Jožef Tominc, Jožef Tominc. Fiziognomja slike, Lubiana 2002
Jožef Tominc, Jožef Tominc, Lubiana 1967
Mostra Giuseppe Tominz, Mostra di Giuseppe Tominz, Gorizia 1966
Marini R., Giuseppe Tominz, Venezia 1952, passim